Studiare design per lavorare nel disegn
Intervista con il professor Paolo Tamborrini, coordinatore del corso di studi in Design al Politecnico di Torino, dipartimento di Achitettura e Design
Inizia tra qualche settimana un nuovo anno accademico. Lo studio del design, tra le materie all’interno dell’area di architettura del Politecnico, ha avuto in questi anni un autentico boom di interesse con interessanti prospettive occupazionali.
La crescita è stata esponenziale negli ultimi tempi. Quest’anno c’è stato un ulteriore incremento e si è arrivati a circa 1200 pre-immatricolati. Credo che questo sia il risultato di un lavoro lungo, portato avanti anche a livello nazionale, in quanto in tutta Italia i numeri sono aumentati. È stato quindi fatto un vero e proprio lavoro di conoscenza di quella che è la cultura del design in Italia. E questo è stato sicuramente un primo risultato importante, nel senso che si è capito cosa vuol dire essere designer oggi, quali sono le potenzialità per il futuro e quindi si è compreso che è una disciplina che riscuote successo. I dati importanti sono poi quelli occupazionali, soprattutto in periodo di crisi, perché chi si vuole iscrivere tiene anche a mente il lavoro futuro.
Cosa intendiamo per design?
È nota la dicitura “questo oggetto è di design”, in quanto si etichetta con la parola ‘design’, qualcosa che sostanzialmente è strano o particolarmente bello. Questo è il luogo comune che circonda l’ambito del design ma che non corrisponde a verità. Diciamo che la disciplina del design, nel corso degli ultimi anni si è evoluta molto, adattandosi e portando delle innovazioni; è difficile circoscriverlo, perché esistono molte specializzazioni nell’ambito del design, per cui c’è sicuramente la persona che si occupa della progettazione del prodotto, ma a queste si sono aggiunte tante altre mansioni specifiche. Progettazione dei processi e dei servizi e tutto il mondo digitale: dalle app, e tutti i servizi presenti sulla rete. È quindi una disciplina ricca di possibilità che si riflettono anche nel prodotto: dall’arredamento alla progettazione di attrezzature medicali, dalle auto alle barche.
Avete dati sugli sbocchi professionali dei laureati?
In generale si registrano dati piuttosto alti, in quanto dopo una laurea magistrale un design circa il 75% degli studenti universitari ha trovato lavoro, considerando che parte del 25% restante potrebbe essere impegnato in altre attività di studio successiva alla laurea. Questo dato importante corrisponde alla media nazionale, in quanto a livello nazionale vengono riportati dati di questo genere. Va considerata la forza del Politecnico di Torino, la sua internazionalizzazione co la collaborazione e gli scambi tra atenei, doppi titoli con la possibilità di frequentare un anno da noi e uno in Cina o in Brasile per esempio.
Torino è da sempre una delle capitali di design
La nostra città è storicamente legata al design, in particolare nel settore dell’automobile. Ora non è più solo per questo motivo, ma permane una traccia molto forte. Torino è stata capitale del design nel 2008, l’anno scorso l’Unesco ha dichiarato Torino ‘Città creativa per il design’. C’è quindi da un lato un settore produttivo che alimenta il mondo del design e dall’altro vi è un filone culturale che fa ricerca e promuove questo mondo.
Vi occupate della “sostenibilità”
Il nostro focus riguarda anche la sostenibilità ambientale, intesa come prodotti e servizi che si occupano di sostenibilità, ma anche la sostenibilità sociale e quelli che sono occasioni per stimolare comportamenti etici e nuovi comportamenti di sostenibilità ambientale. Credo che aver scelto questo tema di grande interesse negli ultimi anni, che ha attirato l’attenzione di molte aziende, che ora cercano professionisti nel campo della sostenibilità ambientale capaci di coniugare il lavoro con le esigenze del pianeta, sia stato un elemento di successo nel nostro corso di laurea.
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