Sherlock Holmes e il mistero della tomba vuota/ Testimone-chiave

Il racconto: per il tempo di Pasqua, una meditazione sul brano di Giovanni (20,1-9), con alcune incursioni sui racconti degli altri Vangeli caratterizzato dal dialogo e nell’interazione dei due protagonisti del romanzo di Chesterton con stile adeguato per una piacevole lettura che fa pensare. La quinta puntata   

Parole chiave: chesterton (4), pasqua (28), letteratua (2), giovanni (21)
Sherlock Holmes e il mistero della tomba vuota/ Testimone-chiave

“Un gran terremoto … – ripetè Holmes con fare meditabondo - Perdonate, dottore, se vi interrompo per un inciso: i due momenti clou del grande dramma, nel racconto di Matteo, sono segnati dal terremoto. Trema la terra alla morte di Gesù e trema di nuovo alla sua risurrezione”

“E ci sono, immancabili, gli angeli. Qui, nel racconto di Marco, in quello di Luca, e pure in Giovanni, anche se lui li fa comparire dopo”

“Soltanto in Matteo, però, l’angelo ha un ruolo diretto nella sequenza della risurrezione: è lui che scende dal cielo con aspetto di folgore, indossando una veste bianca come la neve, rotola via la pietra del sepolcro e ci si siede sopra in segno di trionfo. Negli altri Vangeli, gli angeli aspettano le donne a cose fatte per dare loro la notizia del Risorto”.

“Le guardie del Tempio ne sono talmente sconvolte che cadono tramortite. Quanto alle donne, c’è da credere che siano a loro volta spaventate, se l’angelo si affretta a rassicurarle e affida loro l’incarico di riferire l’appuntamento in Galilea”.

“E qui si apre una questione investigativa di primaria importanza, mio caro Watson: cosa hanno visto esattamente le donne, prime testimoni ‘cristiane’ sulla scena? E quanto sono affidabili le loro testimonianze?”.

“Problema evidente in Luca: nel suo racconto, gli apostoli pensano a un vaneggiamento. E tuttavia Pietro va a controllare e ritorna stupito”.

“Solo in Matteo sembra che i discepoli le prendano subito in parola: non si fa cenno a un loro sopralluogo, ma li si vede direttamente in marcia verso la Galilea, come indicato dalle donne su incarico dell’angelo, convinti sulla loro parola che avrebbero rivisto il Signore sul monte”.

“Veramente anche Marco fa eccezione: le donne, all’annuncio dell’angelo, hanno paura e non dicono niente a nessuno”

“Solo in un primo tempo. La ‘solita’ Maria di Màgdala, la cui conversione non le aveva – per fortuna! – fatto perdere l’intraprendenza, torna o si trattiene nei pressi del sepolcro, e lì le appare Gesù. E questa volta lei va ad annunciarlo a coloro che erano in lutto e in pianto”.

“Proverei a riepilogare, Holmes, se siete d’accordo. Pur con le differenze tra le versioni, e tenendo conto della particolarità di Matteo rispetto agli altri, la testimonianza delle donne, e in particolare di Maria di Màgdala, appare consonante, quindi attendibile”.

“Certo! Non ho mai condiviso l’antico pregiudizio per cui la testimonianza delle donne non aveva valore processuale. Quanto alla singolarità di Matteo, essa aggiunge elementi, ma non contraddice gli altri resoconti”.

“Ma solo qui un angelo interviene direttamente nell’azione cruciale”

“Ebbene? Non può essere semplicemente una differenza di prospettiva nei racconti? Marco scrive prima degli altri, Luca e Giovanni avevano senz’altro cognizione dei primi due Vangeli. Nella sua ammirevole sintesi, Marco porta tutta l’azione dentro il sepolcro vuoto, e vi fa entrare direttamente le donne, che qui incontrano l’angelo. Uno solo, come in Matteo, mentre per Luca e Giovanni sono due”.

“Altro che attendibile: Maria di Màgdala è una teste chiave! In Giovanni evidentemente segue i due apostoli che, dopo il suo annuncio sconvolgente, corrono al sepolcro. Però non entra con loro, si ferma fuori, ed è qui che dapprima le appaiono i due angeli, poi il Signore in persona” .

“Che lei scambia per il custode del giardino. E’ talmente ossessionata dall’idea che qualcuno le abbia portato via il corpo di Gesù, che agli angeli dice la stessa cosa che aveva appena detto a Pietro e Giovanni. Credo sia lecito immaginare che i due si siano scambiati un sorriso: infatti, solo qui non dicono nulla sulla Risurrezione, perché sanno che subito dopo sarà Gesù stesso a svelarsi a Maria. Ricevendo a sua volta, nel ruolo temporaneo di giardiniere, l’accorata domanda della donna: ‘Se l’hai portato via tu, dimmi dove l’hai posto’”.

“E tutto questo avviene a pochi metri da Pietro e Giovanni, che sono nel sepolcro e si perdono l’incontro. Pensate, Holmes, alla faccia che devono aver fatto quando Maria, fuori di sé dalla gioia, li raggiunge e gli dice, o forse meglio gli grida, ‘Ho visto il Signore!”.

“Verrebbe da pensarlo, in effetti. E se Pietro poteva ritenere di esserselo meritato, per avere rinnegato Gesù poche ore prima, Giovanni aveva motivo di addolorarsene: proprio lui, il discepolo che Gesù amava, tagliato fuori! Eppure nulla di tutto questo trapela dal racconto. E il motivo mi pare evidente: la narrazione non viene elaborata a caldo, ma solo dopo la piena comprensione degli eventi. Di questi, e dei successivi: le due visite di Gesù nel luogo dove i suoi si erano rinchiusi per paura delle persecuzioni, l’incontro sul monte di Galilea e l’Ascensione, che a differenza della Risurrezione è visibile a tutti i presenti”.

“E non dimentichiamo la Pentecoste”.

“Giusto. Da tutto ciò Giovanni e Pietro ben capiscono perché Gesù non si è manifestato a loro presso il sepolcro: agli Undici doveva presentarsi in altro luogo e momento, più consoni ad affidare loro la missione della Chiesa.

“E poi, diciamolo: la dedizione di Maria di Màgdala meritava un momento speciale, tutto per lei!”

“Il solito sentimentale, eh, Watson? Ma vi dirò che stavolta sono del tutto con voi”

“Dunque anche il campione di razionalità Sherlock Holmes concede un po’ di spazio al cuore, ogni tanto”

“Ebbene sì, ma non vi ci abituate: devono essere casi eccezionali. Chiusa parentesi, torniamo al sepolcro”, disse Holmes accompagnando le parole con un gesto ampio del braccio a indicare il salotto. “Cioè, alla nostra ricostruzione al numero 22 di Baker Street. Rientrate, ve ne prego, caro Watson, nei panni di Pietro, come io in quelli di Giovanni. Cosa vedete?”.

“Il piano su cui era adagiato il corpo di Gesù è libero, non c’è nessuno. Le bende con cui il suo corpo era avvolto giacciono là, sul pavimento. Invece il sudario che gli era stato posto sul volto è piegato in un luogo a parte”.

“Dunque abbiamo nello stesso luogo, sulla scena dell’evento, un segno di disordine e un segno di ordine: le bende per terra, il sudario piegato e messo da parte. Escludendo la presenza di un’antenata di Mrs Hudson meno meticolosa di lei, cosa dobbiamo pensare di questa apparente contraddizione?”

Tutti i diritti riservati

Attualità

archivio notizie

16/02/2018

La biblioteca personale di Carlo Donat-Cattin

La riunificazione di migliaia di volumi per continuare a studiare, vita, pensiero e azione politica del leader democratico cristiano in vista del centenario della nascita

16/02/2018

Meditazione sul Crocifisso

La riflessione dello psichiatra e psicoterapeuta per il Venerdì Santo 2016. Perchè interrogarsi fino in fondo

16/02/2018

Chiesa e mass media, un'alleanza necessaria

Parte il Master di Giornalismo voluto da mons. Nosiglia per operatori pastorali e della comunicazione 

16/02/2018

Milioni di volti

Negli sguardi dei più disperati e poveri l'amore di Gesù Cristo