Tullio De Piscopo, la rabbia e il riscatto
"Era tutto pronto": un riuscitissimo lancio su “Porta a porta”, poi Mediaset e un tour per i cinquanta anni di carriera di Tullio De Piscopo. Ma un banale incidente domestico oggi costringe il batterista napoletano a uno stop forzato.
Era tutto pronto: un riuscitissimo lancio su “Porta a porta”, poi Mediaset e un tour per i cinquanta anni di carriera di Tullio De Piscopo. Ma un banale incidente domestico oggi costringe il batterista napoletano a uno stop forzato.
Parlare di Tullio significa fare un viaggio nel tempo, dal 1965 a oggi. De Piscopo, infatti, è protagonista indiscusso della musica degli ultimi cinque decenni, con un ruolo che viene ben fotografato dal cofanetto “50. Musica senza padrone - 1965/2015”, uscito in questi giorni. 56 brani che attraversano quattro continenti. C’è il nuevo tango di Astor Piazzolla, il soul di Richie Havens, l’Africa e la Napoli di Pino Daniele, il pop italiano. Tutti generi in cui Tullio ha dato il suo contributo ritmico, con personalità e passione.
Nato in una famiglia di musicisti, da bambino perde il fratello Romeo, batterista pure lui, in circostanze tragiche dopo un concerto nella base Nato di Bagnoli. Il padre, a soli quarant’anni, è giudicato troppo vecchio per fare il batterista e deve ricominciare come musicista classico. “Noi uomini – afferma Tullio - ci portiamo dietro per quello che abbiamo vissuto da bambini. Ho sentito molto questi eventi della mia famiglia, ho patito la fame nel dopoguerra, per questo da giovane ero arrabbiatissimo, avevo il sangue agli occhi”.
Dopo aver fatto la gavetta nei night negli anni ’60, approda a Milano, dove partecipa alla realizzazione di alcuni dei dischi più importanti della musica italiana, con quasi tutti ("Diciamo tutti" - precisa) gli artisti che contano, fra cui Lucio Dalla, Adriano Celentano, Enzo Jannacci. “Nel cofanetto si trovano anche “L’era del cinghiale bianco” di Battiato, un brano con Mina, “Volta la carta” che ha dato il via al nuovo stile etnico pop di Fabrizio De André. Ho portato la melodia sulla batteria – afferma mentre mostra le immagini dell’ultimo concerto di Pino Daniele. – Devo molto a Pino, aveva anche la grande capacità di esaltare le qualità di noi musicisti”.
A Milano, negli anni ’70, lega suo nome alla storia del jazz. Pochi musicisti nella nostra penisola possono vantare un curriculum internazionale così vasto: Eumir Deodato, Bob James, Jerry Mulligan, Chet Baker, Tony Scott, Dave Samuels, Slide Hampton, Gato Barbieri, Billy Cobham, Don Cherry, Bob Berg, Don Moye, Wayne Shorter, Lester Bowie, Don Costa. Collaborazioni prestigiose, che vengono affrontate in maniera aperta e con un pizzico di fortuna: “Una volta – continua – Max Roach e Winton Marsalis mi hanno invitato sul palco, facendomi suonare un brano in 7/8 (un tempo inusuale) senza provare prima. Mi è andata bene! – ammette candidamente - Era l'unico brano che conoscevo di tutto il repertorio". Nel 1974 incide “Libertango” con il maestro argentino Astor Piazzolla, il motivo più famoso del tango moderno, un genere musicale che, prima, non contemplava la batteria.
Tullio De Piscopo è un personaggio istrionico ed è considerato un guru dai suoi colleghi, sia per le capacità tecniche sia per il grande cuore che mostra nella musica e nella vita. Negli ultimi anni sono aumentate le sue partecipazioni a iniziative di beneficenza, in cui vuole essere protagonista attivo. “Da poco – ci racconta – ho fatto un concerto per la fondazione Rosangela D’Ambrosio, con lo scopo di acquistare una camera postoperatoria per l’ospedale Buzzi di Milano”. Ora la sua batteria è fra i premi dell’asta di beneficenza della diocesi di Napoli e in passato ha supportato attivamente iniziative in Kenya e Sud Sudan. E’ la risposta alla rabbia che lo contraddistingueva da giovane: “Spero nella mia vita di non aver fatto del male e chiedo scusa per quello che ho fatto. Negli anni ’60, quando ho iniziato a lavorare nei night club si bestemmiava continuamente e inutilmente. Poi ho imparato a credere nella preghiera. Ora, chi lavora con me non bestemmia, non voglio”.
La svolta, racconta nell’autobiografia “Tempo!”, uscita per Hoepli nel 2014, è stata la sconfitta di un tumore. “Sono stato miracolato”, dice. E ricorda che in famiglia erano devoti a Padre Pio: “Per me, da bambino, era ‘Zì Pio’, perché la sua foto era sul comodino insieme a quelle dei parenti”. “In fondo – chiosa - ci portiamo sempre dietro per quello che abbiamo vissuto da bambini, siamo nati a mani nude e moriremo a mani nude”.
Tullio De Piscopo riprende il suo tour a gennaio con ospiti speciali Joe Amoruso e la Nuova Compagnia di Canto Popolare.
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