La Resistenza bianca da Torino a Casale
Come la Chiesa e i cattolici lottarono per la liberazione dell'Italia dal gioco nazifascista
«La libertà è come l’aria. Ci si accorge di quanto vale quando comincia a mancare» sosteneva Piero Calamandrei. Nel 72° anniversario della Liberazione (1945-25 aprile-2017) è doveroso ricordare il contributo dei cattolici in due diocesi subalpine, Torino e Casale Monferrato, sulla scorta del volume appena pubblicato da Sergio Favretto, «Una trama sottile. Fiat: fabbrica, missioni alleate e Resistenza», Seb 27, Torino.
Mentre a Torino diventa sempre più forte l’opposizione al regime fascista, il cardinale arcivescovo Maurilio Fossati può contare su validi e coraggiosi collaboratori: don Vincenzo Barale, segretario particolare, arrestato dai fascisti che non osano arrestare l’arcivescovo. Don Giuseppe Garneri, parroco del Duomo e futuro vescovo di Susa: nella sacrestia sono catturati i componenti del Cln piemontese, sottoposti a un processo farsa e fucilati al Martinetto all’alba del 5 aprile 1944. Don Pompeo Borghezio e con Eraldo Canale, parroco e viceparroco di San Massimo, incarcerati più volte dai nazifascisti. Don Giuseppe Pollarolo, religioso tortonese, nel settembre 1943 è autorizzato da Fossati e da mons. Giacomo Rosso, vescovo di Cuneo, ad andare sulle montagne cuneesi tra i partigiani di Duccio Galimberti.
Don Borghezio e don Canale, pur spiati dai fascisti, contattano gli agenti segreti angloamericani e ottengono un'insperata entratura nel comando tedesco all'hotel Nazionale in via Roma dove operano come interpreti gli altoatesini Joseph Joas e Karl Drescher. Don Borghezio ricorda che dal 21 marzo 1945 una radio ricetrasmittente a onde corte è installata al quarto piano della canonica di San Massimo. Se ne occupa Joseph Palek, originario della Moravia, che si fa passare come sordomuto e uomo di fatica, in realtà è giornalista e conosce sette lingue.
A fine marzo 1945 – ricorda Favretto – al comando tedesco giunge un plico sigillato. Don Borghezio e Palek riescono a carpirne il contenuto senza rompere i sigilli: un piano di rastrellamento contro i partigiani, con una mappa. Il sacerdote ricompone il plico ma senza la mappa che gira agli Alleati. In una riunione a San Massimo, don Canale dà 400 mila lire, che provenivano dalla IV Armata americana, a un capo partigiano.
A guerra finita il Cnl vuole defenestrare Vittorio Valletta dal vertice Fiat. Con lui si schierano Fossati e la Curia. L’arcivescovo, tramite vari parroci e le organizzazioni cattoliche, sostiene l'assistenza e l'aiuto economico alle famiglie colpite da lutti o rimaste senza casa. Il vincenziano Riccardo Bona crea la «Carità dell'arcivescovo». Grande impegno dispiegano le Suore di San Vincenzo e l’ing. Filiberto Guala. Nel dicembre 1942 a Mirafiori sono costituite le sezioni dell'Onarmo (Opera nazionale assistenza religiosa morale operai) e della San Vincenzo. Fossati celebra la «Pasqua in fabbrica» gradita dagli operai: nel 1943 vi partecipano 37 mila in 110 stabilimenti Fiat, Snia Viscosa, Venchi Unica, Safov, Nebiolo, Michelin, Wamar. Considera le fabbriche delle grandi parrocchie. Per salvaguardare i lavoratori dalla propaganda atea e comunista nel ’44 nomina cappellani del lavoro quattro giovani preti e li invia «a mangiare la minestra degli operai».
Un gruppo di preti e religiosi, confinati dal regime all’Istituto Sacra Famiglia di Cesano Boscone (Milano) nel settembre 1944 ricevono la visita del cardinale arcivescovo di Milano Alfredo Ildefonso Schuster. Con i preti milanesi e lombardi ci sono i subalpini don Vincenzo Barale, segretario di Fossati; don Angelo Ricci, parroco di Stresa; i sacramentini padre Giuseppe Missaglia (Torino) e Pietro Gaidano (Moncalieri); don Michele Lusso viceparroco di Santa Maria della Scala a Moncalieri.
In diocesi di Casale il 2 novembre 1943, nella casa parrocchiale di Alfiano Natta si tiene un’importante riunione: il parroco don Marco Damarco, correndo seri rischi, ospita i rappresentanti di una ventina di paesi con i parroci don Giuseppe Bolla di Moncalvo, don Francesco Finazzi di Zanco. Scrive Favretto: «È il primo nucleo della Resistenza nel Monferrato, il primo drappello dei cattolici che si impegnano nella Resistenza» sotto la guida del vescovo Giuseppe Angrisani.
Giuseppe Angrisani nasce a Buttigliera d'Asti il 19 dicembre 1894 da Bartolomeo e Maria Chiovra. Allievo dei Seminari di Bra, Chieri e Metropolitano di Torino, durante la Grande Guerra è caporale di Sanità negli ospedali da Campo di Alessandria e poi di Modena. Laureato in Teologia il 15 novembre 1916 nella Facoltà Teologica, è ordinato prete il 20 dicembre 1919 da Costanzo Castrale, primo vescovo ausiliare, nella cappella del Seminario Metropolitano. Viceparroco a Pianezza, dall’ottobre 1927 è segretario del cardinale arcivescovo, l’astigiano Giuseppe Gamba, che muore improvvisamente alla fine del 1929.
Angrisani il 28 giugno 1931 è nominato parroco della Crocetta; il 1° luglio 1949 vescovo di Casale, consacrato alla Crocetta da Fossati il 25 agosto 1940, entra in diocesi il 13 ottobre. Sul settimanale diocesano «La vita casalese» pubblica articoli sulla tragica occupazione del Monferrato da parte dei tedeschi che culmina con i fatti di Ozzano e con l’orribile strage di Villadeati. Nel 1946 gli articoli sono riuniti nel libretto «La croce sul Monferrato durante la bufera».
Il vescovo compie sei visite pastorali, la prima dal 1941 e l'ultima nel 1967-69; celebra il Sinodo diocesano il 6-8 aprile 1954 che segue quello di mons. Paolo Barone nel 1895. Per vent’anni, 1951-71 (a eccezione del 1952) ogni anno indirizza una lettera pastorale alla diocesi; partecipa al Vaticano II (1962-1965). Gli ultimi anni sono resi amarissimi da una forte contestazione di una parte del clero. Rassegna la rinuncia nel 1971 e si ritira a Buttigliera d'Asti, dove muore il 23 aprile 1978 a 83 anni. È sepolto nella Cattedrale di Casale.
L’avvocato casalese Sergio Favretto è autore di «Casale partigiana» (1977), «Giuseppe Brusasca» (2006), «Resistenza e nuova coscienza civile» (2009), «La Resistenza nel Valenzano» (2012), «Fenoglio verso il 25 aprile» (2015).
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