Giorgio Ceragioli, il professore che guardava lontano

Un libro postumo dell'edizioni Mille riprende gli scritti di una delle personalità del mondo cattolico torinese capaci di profezia

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Giorgio Ceragioli, il professore che guardava lontano

«Solidarietà e fraternità. Forse, qualcosa nei metodi deve essere cambiato: avere in mente che l’obiettivo non è l’organizzazione, ma le esigenze delle persone. Partire da queste esigenze reali, quotidiane; conoscere le difficoltà, i limiti della vita di tutti i giorni, sfondare con una solidarietà che coinvolga anche coloro cui si chiede di essere solidali; dare anche a loro garanzie di solidarietà perché possano impegnarsi a essere solidali… È necessario che tutti siano protagonisti, responsabili, persone che gestiscono e, fin dove è possibile, persone e gruppi che si autogestiscono nella solidarietà, nella fraternità, nella ricerca di risolvere i propri problemi e quelli degli altri».

Sono parole di un grande e mite uomo di Dio e per il mondo, Giorgio Ceragioli, per tutti il professore che guardava lontano, oltre gli orizzonti limitati dell’ordinario incidere delle nostre vite. Il suo pensiero, la riflessione cultura e spirituale, la competenza del docente e la freschezza del padre sono il cuore di un libro postumo, edito dalle edizioni Mille di Antonio Labanca, significativamente intitolato «Creativi e responsabili per il futuro del mondo».

Il volume offre un estratto del pensiero di Giorgio Ceragioli (Torino 1930-2008), laureato in ingegneria civile, docente universitario, cattolico impegnato, teorico delle problematiche terzomondiali, davvero molto profondo e ricco di quel vissuto, colmo di speranze e attese che fu il periodo conciliare e post-conciliare per la Chiesa e il mondo. Nel saggio sono raccolti 43 scritti del professore, pubblicati tra il 1969 e il 1977, gli anni più intensi e prolifici. Molti pubblicati sulla rivista del Semirg «Progetto» oggi «NP Nuovo Progetto».

«Ci sono», scrive Ernesto Olivero a proposito di Ceragioli, «grandi che tutto il mondo conosce e altri, a volte più grandi dei grandi, che scelgono di vivere nel nascondimento, nel silenzio e restano sconosciuti ai più. Giorgio era tra questi. Viveva la rettitudine e la modestia in modo naturale, non cercava privilegi; dimesso nel vestire, era più facile associarlo a un povero che a un professore universitario. Aveva nella testa e nel cuore ‘la bicicletta e il computer’: la bicicletta stava per non spreco delle risorse, essenzialità del vivere personale; il computer per opportunità di sviluppo offerta a tutti, ai popoli sottosviluppati come a noi. Insegnava che i poveri non si aiutano sottomettendoli, ma mettendoli alla pari con noi».

Giorgio Ceragioli ha insegnato presso la Facoltà di architettura del Politecnico di Torino per oltre 40 anni, facendo pubblicazioni sui temi di edilizia e di tecnologia dei Paesi in via di sviluppo. La sua vocazione all’impegno sociale e politico, la sua formazione spirituale avviene, come accadde allora a molti giovani del dopoguerra, nelle file dell’Azione cattolica diocesana. Impegnato fin da giovane nelle Conferenze di S. Vincenzo, ha ricoperto incarichi a livello nazionale; a Torino è stato vicepresidente diocesano dell’Ac e successivamente direttore della Caritas diocesana. Insieme agli amici Aldo Morgando, don Giorgio Piovano, Edoardo Gorzegno, don Esterino Bosco, Piergiorgio Gilli, Gianfranco Cattai, Nuccia Maritano Comoglio, Massimo Foti e molti altri, ha contribuito a vivere e operare nel solco di quella tradizione d’ispirazione cristiana che prendendo linfa dal Vangelo si esprimeva con la grandi sfide dei segni di tempi, ben interpretate dall’enciclica di Paolo VI Populorum Progressio del 1967.

Negli anni Sessanta fu tra gli ideatori a Torino della Quaresima di fraternità; successivamente fu tra i fondatori del «Movimento sviluppo e pace», dell’Università della pace e del Cicsene (organismo di cooperazione e sviluppo locale). L’impegno per la vita e per la pace, indissolubilmente uniti dall’unica vera realtà che è quella della persona, sono sintetizzati in una serie di riflessioni che Ceragioli compie, unendo la concretezza del suo sapere scientifico all’afflato pedagogico e spirituale di un cristiano autentico perché promotore di opere ispirate dalla Parola di Dio.

In uno scritto intitolato «Ogni vita è vita» Ceragioli scriveva: «Molti hanno paura di non ritrovarsi in una società che fra venti/quarant’anni dovrebbe essere fortemente diversa da quella attuale, in cui le diverse razze saranno molto più mescolate di adesso. Altri temono le manipolazioni sull’uomo da parte delle biotecnologie o il disastro ecologico per le diverse cause; altri sono spaventati dalla prospettiva di una società senza principi morali, centrata solo sul consumismo, in cui la parola solidarietà suonerebbe come una campana rotta, con un costante regredire della religiosità e del senso del divino: altri sperano, invece, che le nuove risorse economiche o, da un diverso punto di vista, le nuove difficoltà cui potrebbero andare incontro l’umanità costituiscano stimolo per un approfondimento del senso della vita e per una ricerca più impegnata di Dio. Quasi tutti, comunque, temono il cambiamento, timorosi di essere sradicati dalla propria cultura, impotenti di fronte a scenari che sfuggono alla loro attuale comprensione, angosciati dai pericolo o per i corpi o per le anime».

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