Papa Francesco ai giovani. Dal progetto "Policoro",nel ricordo di Mario Operti, "il lavoro è per tutti"
L'incontro di Bergoglio del 14 dicembre scorso con gli operatori della pastorale Sociale e del lavoro
Fare di tutto per sconfiggere la disoccupazione giovanile e dare un lavoro a tutti i giovani, non solo ai raccomandati. È quanto Papa Francesco dice ai volontari del «Progetto Policoro», nato vent’anni fa come frutto del convegno ecclesiale di Palermo, per iniziativa della Conferenza episcopale italiana, grazie all’inventiva, alla passione e all’impegno di un prete torinese, mons. Mario Operti. Il Papa incoraggia i giovani a non rassegnarsi dinanzi alle difficoltà e ammonisce che il lavoro deve essere un dono concesso a tutti. All’udienza c’è anche un gruppo di detenuti del carcere di Sant'Angelo dei Lombardi.
«Il Progetto Policoro – dice Bergoglio - dimostra che anche per i giovani è possibile un lavoro libero, creativo, partecipativo e solidale. Non perdiamo di vista l’urgenza di riaffermare questa dignità». Troppi giovani sono vittime della disoccupazione: ogni lavoratore «ha il diritto di veder tutelato il lavoro, in particolare i giovani devono poter coltivare la fiducia che i loro sforzi, il loro entusiasmo, l’investimento delle loro energie e delle loro risorse non saranno inutili. Quanti giovani sono vittime della disoccupazione. E quando non c’è lavoro, rischia la dignità, perché la mancanza di lavoro non solo non ti permette di portare il pane a casa, ma non ti fa sentire degno di guadagnarti la vita. Quanti di loro – prosegue – hanno ormai smesso di cercare lavoro, rassegnati a continui rifiuti o all’indifferenza di una società che premia i soliti privilegiati – benché siano corrotti – e impedisce a chi merita di affermarsi. Il premio sembra andare a quelli che sono sicuri di sé, benché questa sicurezza sia stata acquisita nella corruzione. Il lavoro non è un dono gentilmente concesso a pochi raccomandati: è un diritto per tutti».
Rivolgendosi ai giovani del «Progetto Policoro», ricorda: «Voi rappresentate un segno concreto di speranza per tanti che non si sono rassegnati, ma hanno deciso di impegnarsi con coraggio per creare o migliorare le proprie possibilità lavorative. Vi invito a promuovere iniziative di coinvolgimento giovanile in forma comunitaria e partecipata. Spesso, dietro a un progetto di lavoro c’è tanta solitudine: a volte i nostri giovani si trovano a dover affrontare mille difficoltà e senza alcun aiuto. Le stesse famiglie, che pure li sostengono, spesso anche economicamente, non possono fare tanto, e molti sono costretti a rinunciare, scoraggiati».
Di fronte a questa tragica situazione la Chiesa è chiamata a dare una testimonianza, «a sostenere le nuove energie spese per il lavoro, a promuovere uno stile di creatività che ponga menti e braccia attorno a uno stesso tavolo». Il Pontefice mette in guardia da chi confonde «la realizzazione della persona con un certo modello di ricchezza e di benessere che spinge a ritmi disumani. Non sia così per voi. Alla scuola del Vangelo troviamo la via giusta. Gesù ci esorta a fare delle nostre idee, dei nostri progetti, della nostra voglia di fare e di creare una lieta notizia per il mondo». Confida ai giovani ascoltatori: «Soffro quando vedo tanta gioventù senza lavoro, disoccupata. A volte un giovane disoccupato si ammala, cade nelle dipendenze o si suicida. Questi giovani sono la nostra carne, sono la carne di Cristo e per questo il nostro lavoro deve andare avanti per accompagnarli e soffrire in noi quella sofferenza nascosta, silenziosa che angoscia loro tanto il cuore».
Il «Progetto Policoro» nacque come frutto del terzo convegno nazionale della Chiesa italiana che si svolse a Palermo il 20-24 novembre 1995 sul tema «Il Vangelo della carità per una nuova società in Italia». Vi partecipò anche don Mario Operti, nato a Savigliano, prete dal 1975 con una particolare attenzione ai giovani e al mondo operaio. Incaricato per la promozione di gruppi di giovani lavoratori, collaborò con l'Ufficio diocesano per la pastorale del lavoro e nella primavera 1989 fu nominato assistente della Gioventù operaia cristiana (Gi.O.C.) della quale nel 1993 divenne assistente nazionale. All'inizio del 1995 divenne direttore dell'Ufficio nazionale Cei per i problemi sociali e il lavoro. Visse un quinquennio molto intenso a servizio della Chiesa italiana, annodando rapporti sempre più stretti con tutte le categorie di lavoratori e le loro associazioni, con i sindacati, con imprenditori e dirigenti, con il mondo della finanza e della cooperazione.
Molto apprezzato per l'apertura culturale e per la capacità di promuovere il dibattito delle idee, don Operti amava le sinergie e creava unità tra i vari soggetti della pastorale. La collaborazione tra l’Ufficio nazionale pastorale del lavoro, il Servizio nazionale per la pastorale giovanile e la Caritas, dopo il convegno di Palermo, portò all'avvio e allo sviluppo del «Progetto Policoro» con corsi di formazione per l'imprenditoria giovanile al Sud tramite gemellaggi con il Nord. Fu tra gli organizzatori della Settimana sociale a Napoli nel novembre 1999 nella quale seppe promuovere un confronto di idee su un piano di grande concretezza. Ultimo impegno romano, frutto anche della sua costante attenzione alla spiritualità del sociale, fu l'organizzazione dei Giubilei dei lavoratori nel Duemila.
Scelto dal neo-arcivescovo di Torino mons. Severino Poletto come provicario generale, in pochi mesi fu stroncato a 50 anni da una malattia inesorabile il 18 giugno 2001.
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