Terremoto, il monaco Cesare Falletti: "non piangere sulle pietre"
In Centro Italia la terra continua a tremare. Norcia è una città fantasma, il luogo natale del patrono del monachesimo del mondo intero, san Benedetto: il commento del fondatore del monastero cirstercense di Pra'd Mill a Bagnolo Piemonte
Siamo col cuore gonfio di tristezza e di sgomento dopo aver visto le immagini delle devastazioni seguite ai terremoti di questi ultimi mesi: troppe lacrime, troppa angoscia e anche troppe vittime. Oggi di fronte alla Basilica di San Benedetto a Norcia, rasa al suolo da un fortissima scossa e resa un cumulo di macerie, pudicamente nascoste da una facciata rimasta in piedi, i nostri sentimenti sono ancora più feriti.
Norcia è una delle più belle cittadine d'Italia, ma è conosciuta nel mondo intero per essere stato il paese dove è nato san Benedetto, patrono d'Europa e colonna portante, attraverso la sua Regola, del monachesimo del mondo intero. La chiesa di San Benedetto di Norcia, sorta fra il XII e il XV secolo sul luogo dove si dice fosse la casa della famiglia di Benedetto, oltre alla sua bellezza artistica, che è sempre un inno alla gloria di Dio, è il luogo sorgente di un movimento che ha segnato tutta la spiritualità dell'Occidente. Un giovane di buona famiglia, alla fine del V secolo, parte con fierezza dalla sua casa per fare degli studi brillanti a Roma; ma proprio in mezzo alla gioventù studentesca di quella città molto rilassata e poco occupata a ridare forza morale alla sua terra dal passato glorioso e ormai molto decaduta, trova la forza, la spinta e la volontà di «vivere altrimenti». Legato a una tradizione monastica ormai viva da centocinquanta anni, suscita un movimento che sarà la nuova vera forza morale dell'Europa, pronta a dare vita e luce a tutta la Chiesa, missionaria nel mondo intero. San Gregorio Magno, che ha scritto la Vita di San Benedetto, ricorda anche la presenza della sorella di Benedetto: Scolastica, legata al fratello da un grande affetto. Per questo per noi, monaci e monache con la Regola benedettina, è stata toccata la culla della nostra vocazione, ma non certo distrutta.
La vita monastica non dipende dalle pietre, certo, ma dalla forza della trasmissione da una generazione all’altra (la «tradizione» così importante nella vita della Chiesa) di una vita autentica e vera, dalla fedeltà nel vivere ciò a cui ci si è impegnati e a cui si è stati chiamati, dalla qualità della vita evangelica di preghiera, di amore fraterno e di obbedienza, di povertà e umiltà, di attenta lettura pregante della Parola di Dio. Ma ogni vita spirituale ha anche bisogno di segni oltre che di luoghi, e, se Subiaco, dove Benedetto ha cominciato la sua vita monastica, e Montecassino dove è morto, sono i grandi luoghi benedettini, Norcia, come ogni luogo natale, è una presenza amata. Come Betlemme.
Non piangiamo sulle pietre; per queste speriamo che chi ricostruirà quella chiesa avrà il senso della bellezza di Dio come gli artisti del Medio Evo. Pensiamo al coraggio che la comunità benedettina, custode di quel luogo benedetto e che ora si ritrova senza nulla, dovrà avere. Ma tutti, specialmente noi monaci e monache, manteniamo in piedi e luminosa la vera basilica di San Benedetto, che è la vita vissuta dai suoi monaci nella fedeltà alla Regola.
* monaco cirstercense
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