Roncalli e Frassati al Congresso Eucaristico di Genova 1923
La ricostruzione dello storico della Chiesa Giovanni Battista Varnier sul congresso di 93 anni fa
Dal 15 al 18 settembre 2016 si si è svolto a Genova il Congresso Eucaristico Nazionale, XXVI della serie che si snoda da fine Ottocento ad oggi. Nella ricostruzione del professore di Storia della chiesa ed esperto del movimento cattolico soprattutto genovese, Giovanni Battista Varnier, emergono alcuni interessanti aspetti di quel importante Congresso Eucaristico che si tenne a Genova dal 5 all’8 settembre 1923.
Per congresso eucaristico – che può essere internazionale/nazionale/ regionale/ diocesano fino a parrocchiale – si intende una solenne adunata del clero e del popolo cristiano con lo scopo di glorificare pubblicamente il S. Sacramento. Il primo congresso nazionale si celebrò a Napoli nel 1891, il XII si svolse nel 1937 a Tripoli (allora colonia italiana) e il VII si tenne nel capoluogo ligure dal 5 al 9 settembre 1923 e gli atti ad esso relativi furono pubblicati a Genova nel 1925. La diocesi era allora guidata da Giosuè Signori, nato nel 1859, vescovo già di Fossano e poi di Alessandria e traslato a Genova nel 1921, che non risparmiò energie per la buona riuscita dell’incontro.
Per l’occasione fu costituito un Comitato d’onore, presieduto dall’arcivescovo, un Comitato esecutivo e un Comitato femminile. Alla celebrazione furono presenti otto cardinali - tra i quali Gaetano De Lai in qualità di Legato pontificio - che ricevettero ospitalità in istituti religiosi e alcuni in abitazioni private. Fu anche presente il futuro pontefice Giovanni XXIII, allora soltanto monsignor Angelo Roncalli, che trovò alloggiò presso la Casa della Missione a Fassolo.
Tra i giovani che sfilarono ci fu il torinese Pier Giorgio Frassati. Il Congresso del 1923 è da considerarsi come una grande prova per il mondo cattolico genovese e, in particolare, per le sue organizzazioni. Superati gli anni del più acceso anticlericalismo – quando durante l’episcopato di monsignor Salvatore Magnasco la processione del Corpus Domini non poteva neppure uscire dalla cattedrale di San Lorenzo– i cattolici genovesi e quelli provenienti da tutta Italia si presentarono allo scoperto e, in una contingenza che non nascondeva le difficoltà, occuparono con una accurata organizzazione quasi tutta la città, dal mare alle colline circostanti.
Ci fu un imponente concentramento delle diverse forze: le Confraternite si adunarono presso la chiesa di S. Ambrogio, in piazza De Ferrari le Bande musicali e in quella di Caricamento gli Istituti maschili e le Squadre ginniche e in altre parti della città: gli Esploratori cattolici, le Congregazioni e Società femminili, la Gioventù cattolica e i Fucini, gli Uomini cattolici, le Congregazioni eucaristiche, oltre alle autorità civili e al clero secolare e regolare. Il Cardinale legato fu ricevuto con gli onori spettatigli e il suo treno procedette in modo straordinario. Le autorità civili ebbero precise disposizioni dal presidente del Consiglio di partecipare, se invitate, alle cerimonie religiose, cosa che avvenne puntualmente. Per l’occasione fu pubblicata dalla Questura di Genova una ordinanza di servizio di 16 pagine, contenente le disposizioni emanate per il buon esito della manifestazione. Inoltre gli edifici pubblici comunali, demaniali e portuali furono illuminati e imbandierati e ai partecipanti al congresso furono concesse le consuete riduzioni ferroviarie.
L’altare, aperto ai quattro lati, fu posto dove oggi sorge il monumento di piazza della Vittoria, allora denominata piazza Francia. Non furono trascurati gli infermi della parrocchia di S. Lorenzo, ai quali monsignor Antonio Micozzi, in qualità di ausiliare del cardinale Legato recò la comunione in modo solenne. L’assise eucaristica fu anche occasione per varie riunioni di dirigenti di associazioni cattoliche e il 9 settembre si svolse il primo convegno nazionale dei delegati della F.I.U.C. (Federazione Italiana Uomini Cattolici). Presieduto da Camillo Corsanego si riunì anche il Consiglio superiore della Gioventù Cattolica Italiana, che approvò un ordine del giorno inviato al Prefetto per esprimere alle autorità civili i sentimenti di riconoscenza per il sollecito ossequio e la pronta collaborazione mostrata da queste nei confronti delle forze cattoliche.
Anche il cardinale De Lai manifestò per iscritto la propria ammirazione e la soddisfazione di trovarsi in mezzo ad una festa “che non so se sia possibile che venga superata.Purtroppo per la sede episcopale genovese giunsero presto giorni dolorosi; l’arcivescovo Signori, pur già ammalato tanto da aver ottenuto dal pontefice di spostare il congresso di alcuni mesi, morì il 26 novembre 1923 e il successore Francesco Sidoli, presente al Congresso in qualità di vescovo di Rieti, fece ingresso a Genova il 13 luglio 1924 ma morì anch’egli il 18 novembre del medesimo anno. Solo l’arrivo nel maggio del 1925 del nuovo arcivescovo Carlo Dalmazio Minoretti assicurò alla diocesi una guida stabile e sicura.
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