Pier Giorgio Frassati, coraggio e lealtà di un santo

Un profilo del giovane beato torinese, nel giorno della sua festa

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Pier Giorgio Frassati, coraggio e lealtà di un santo

«Egli proclama con il suo esempio che vale la pena sacrificare tutto per servire il Signore. Testimonia che la santità è possibile per tutti e che solo la rivoluzione della carità può accendere nel cuore degli uomini la speranza di un futuro migliore».

Un modello per giovani del Duemila. È Pier Giorgio Frassati che domenica 20 maggio 1990 Giovanni Paolo II, visibilmente contento, ha beatificato in una straordinaria celebrazione in piazza San Pietro, davanti a più di 50 mila persone. La celebrazione per un solo beato è un fatto storico. «Moderno testimone della speranza che scaturisce dal Vangelo e dalla grazie di salvezza operante nel cuore dell’uomo, è diventato il testimone vivo e il difensore coraggioso di questa speranza, a nome dei giovani cristiani del secolo ventesimo. Se  n’è andato ancora giovane ma ha lasciato un segno nell’intero secolo».

Il Papa lo propone come «modello eroico di perfezione cristiana», cresciuto in una famiglia e in una società borghese. I giovani di Torino, del Piemonte e di molte città italiane – 700 i circoli giovanili a lui intitolati – e anche stranieri sono stati i protagonisti di una celebrazione internazionale. In prima linea l’Azione Cattolica, la Fuci, la San Vincenzo, gli «Amici delle montagna». Ci sono anziani testimoni che lo conobbero: la sorella Luciana 88enne, l’ultranovantenne Giuseppe Dell’Omo, vescovo emerito di Acqui Terme: giovanissimo curato della Cattedrale di Torino, confessava Pier Giorgio; don Francesco Gros, da cinquan­t’anni parroco di Chiomonte: quando era piccolo, Pier Giorgio gli insegnò a servire Messa nella parrocchia di Sauce d’Oulx dove andava a sciare. Mi racconta: «Posso dire che la mia vocazione sia nata nell'incontro con Pier Giorgio».

Non si è mai visto, in una simile celebrazione, insieme il presidente della Repubblica Francesco Cossiga, il presidente del Consiglio Giulio Andreotti, il presidente della Camera Oscar Luigi Scalfaro, tanti ministri e parlamentari, il segretario della Dc Arnaldo Forlani; tante personalità della politica, della cultura, dell’associazionismo: il presidente dell’Azione Cattolica Raffaele Cananzi, il presidente emerito Mario Agnes, ora direttore de «L’Osservatore Romano»; il rettore dell’Università Cattolica Mario Bausola; i superiori delle Congregazioni religiose nate in Piemonte, il rettor maggiore dei Salesiani don Egidio Viganò.

Con il Papa concelebrano 53 tra cardinali e vescovi: il cardinale argentino Eduardo Pironio, presidente del Pontificio Consiglio dei laici; l’arcivescovo di Torino mons. Giovanni Saldarini che ha chiesto al Papa di beatificarlo; l’assistente generale dell’Azione Cattolica mons. Salvatore De Giorgi; i vescovi del Pie­monte, tra i quali mons. Massimo Giustetti di Biella; i vicari generali di Torino mons. Franco Peradotto e di Biella mons. Fernando Marchi; i parroci della Crocetta don Franco Alessio e di Pol­lone don Mario Maculan: alla Crocetta, quasi di fronte alla chiesa, risiedeva la famiglia Frassati che a Pollone aveva la villa estiva.

Alle 10,22 il Papa pronuncia la formula fissando la festa al 4 luglio, giorno della morte, e si scopre, sulla loggia centrale della basilica, l'arazzo a colori di Pier Giorgio in montagna, ripre­so da una fotografia. Tanta gente scoppia in lacrime per la gioia e la commozione.

Partendo dalla prima lettera di San Pietro «pronti sempre a rispondere a chiunque vi domandi ragione della speranza che è in voi» (3,15) il Papa afferma che nel nostro secolo Pier Giorgio «ha incarnato nella propria vita queste paro­le. La fede e la carità, vere for­ze motrici della sua esistenza, lo resero attivo e operoso nell'ambiente in cui visse, in famiglia e a scuola, nell'univer­sità e nella società; lo trasfor­marono in gioioso ed entusiasta apostolo di Cristo, in appassionato seguace del suo messaggio». Il suo segreto sta «nell'itinerario ascetico e spirituale; nella preghiera; nella perseverante adorazione anche notturna al Santissimo Sacra­mento; nella sete della Parola di Dio; nella serena accettazio­ne delle difficoltà della vita; nella castità vissuta come disciplina ilare e senza compromessi, nella predilezione quotidiana per il silenzio e la normalità».

A uno sguardo su­perficiale, la sua esistenza non presenta nulla di straordinario, ma proprio que­sta «è l'originalità della sua virtù, che invita a riflettere e spinge all’imitazione: in lui fe­de e avvenimenti quotidiani si fondono armonicamente, tan­to che l'adesione al Vangelo si traduce in attenzione amorosa ai poveri e ai bisognosi, in un crescendo continuo fino agli ultimi giorni. Il gusto del bel­lo e dell’arte, la passione per lo sport e la montagna, l'atten­zione ai problemi della società non gli impediscono il rapporto costante con l’Assoluto».

La sua giornata terrena «è tutta immersa nel mistero di Dio e dedita al costante servizio del prossimo». Un laico cristiano, la cui vocazione si realizza «in  molteplici impegni associativi e politici, in una società in fermento, indifferente e talora ostile alla Chiesa». Diede im­pulso alla Fuci e all’Azione Cattolica «in cui trovò una ve­ra palestra di formazione e campi propizi di apostolato, in cui visse la vocazione cristiana con letizia e fierezza, dove si impegnò ad amare Gesù e a scorgere in Lui i fratelli che incontrava e che cercava nei luoghi di sofferenza, di emarginazione e di abbandono per far sentire loro il calore della sua solidarietà e il conforto della fede».

Il Papa esorta gli uomini del nostro tempo e i giovani ad accogliere il messaggio del beato. l giovani, così desidero­si «di offrire un concreto contributo di rinnovamento spirituale a questo nostro mondo, che sembra talora sfaldarsi e languire per mancanza di idea­li. Chi diventa uomo delle beatitudini riesce a comunicare ai fratelli amore e pace». Egli in­segna che «vale veramente la pena sacrificare tutto per servire il Signore, e testimonia che la santità è possibile per tutti, che solo la rivoluzione della ca­rità può accendere nei cuori la speranza di un futuro migliore».

Pier Giorgio dimostra che «il segreto della santità, universale vocazione dei battezzati, è ve­ramente alla portata di tutti» perché quando «il cuore è ri­colmo di Dio, la fede si tradu­ce in generoso sevizio ai fra­telli, senza che nemmeno le sofferenze e le prove mortifi­chino l'entusiasmo del vero cristiano. Anche in questo il gio­vane Frassati è maestro da se­guire. In lui il Vangelo diven­ta solidarietà e accoglienza, si fa attenta ricerca della verità ed esigente impegno per la giu­stizia. Preghiera e contempla­zione, silenzio e pratica dei Sa­cramenti danno sostanza e to­no al suo molteplice apostola­to».

Nel pomeriggio un altro in­contro di festa, l'u­dienza ai subalpini. Il Papa ricorda le visite compiute a Torino nel 1980 e nel 1988 e il 16 ago­sto 1989 a Oropa e al cimitero di Pollone dove Pier Giorgio è stato sepolto, mentre ora riposa nel Duomo di Torino. E ripete il commiato che disse più volte nella visita nel 1988: «Torino, il Papa ti vuole bene».

Il ricordo dell'Azione Cattolica Giovani

Caro Pier Giorgio… la tua vita è la bellezza di una vita vissuta pienamente. Hai fatto tutto in modo ordinario, diremmo feriale, senza particolari clamori, senza mai far passare niente di te ma hai fatto passare tutto di Dio che portavi dentro”. Lo scrivono a ricordo del beato Piergiorgio Frassati, in un articolo che appare oggi sul sito dell’Azione cattolica italiana (www.azionecattolica.it), i vicepresidenti nazionali del settore Giovani, Luisa Alfarano e Michele Tridente, assieme all’assistente ecclesiatico del settore, don Tony Drazza. Oggi si ricorda infatti la memoria liturgica del beato (Torino, 1901-1925) cresciuto in Azione cattolica.

“Ci siamo resi conto però che le cose ordinarie e feriali, hanno bisogno – proseguono i responsabili dei giovani di Ac – di un cuore capace di amori straordinari, di slanci di vita incredibili, di attenzione alle persone fuori dalla normalità. Solo amando a dismisura si possono fare cose ordinarie. In te l’unica cosa straordinaria che c’era era la capacita di amare, di essere amico fedele, di avere occhi attenti alle persone che incontravi. Questi sono stati i tuoi miracoli da vivo e noi di questi miracoli vogliamo saziarci”.

“Caro Pier Giorgio, tra pochi mesi inizierà il Sinodo dei giovani e tu, scelto come ‘special guest’, ci accompagnerai. Ti chiediamo di tenerci per mano, di rendere i nostri occhi e il nostro cuore attento all’essenziale della vita; ti chiediamo di donarci il gusto del servizio e la serietà di portare avanti i nostri sogni. Tu sei riuscito a fare tutto, a spenderti per gli altri ma non hai dimenticato te stesso. Ci hai fatto vedere che solo amando se stessi, possiamo amare gli altri”.

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