Mons. Nosiglia alla veglia di Pasqua: "Cristo, nostra speranza, è risorto"

L'omelia dell'Arcivescovo di Torino e la presentazione dei catecumeni di don Andrea Fontana al Santo Volto (fotogallery)

Parole chiave: Pasqua (28), catecumeni (2), risurrezione (5), torino (730), santo volto (10)
Mons. Nosiglia alla veglia di Pasqua: "Cristo, nostra speranza, è risorto"

"Cristo, nostra speranza, è risorto": è questo l'annuncio pasquale, che risuona da duemila anni nel mondo; questo è il cuore della fede cristiana, l'assoluta discriminante tra chi crede e chi non crede. Credere, infatti, che Cristo è risorto significa accettare la testimonianza degli Apostoli, che hanno sperimentato dal vivo l'evento
della risurrezione. La loro fede era debole, incerta, carica di dubbi, delusa, anche di fronte al sepolcro vuoto e alle prime apparizioni del Signore. Pensavano di vedere un fantasma, volevano toccare le sue mani e i suoi piedi per verificare se era proprio lui, avevano un senso di timore nell'incontrarlo. Gesù era lì, davanti a loro, mangiava con loro e discorreva della sua Passione e morte, invitandoli a non essere increduli, ma credenti.
Con la forza dello Spirito Santo quei semplici e poveri pescatori di Galilea andarono in tutto il mondo, predicando il Vangelo della risurrezione del Signore e dando anche la vita per confermarlo. Che cosa spingeva la gente ad accogliere questo messaggio e a trovare in esso la fonte della speranza, che anima la fede e l'amore? Ogni
uomo è fatto per la vita, per amare ed essere amato, per tendere alla felicità, e quando sperimenta qualche forte esperienza di questo genere, si sente rinascere e prova in se stesso una profonda soddisfazione. Purtroppo, si accorge ben presto che si tratta di momenti occasionali, che non durano nel tempo e spesso deludono le
grandi aspettative, che pure hanno suscitato. E poi c'è sempre quell'orizzonte temporale e certo della morte, che sembra distruggere ogni possibilità di vita, di amore e di felicità, per sempre. Tutto ha un termine, un limite, dovuto alle proprie debolezze umane, alle prove, alle sofferenze, al distacco dalle persone più care. Eppure,
resiste in ogni persona l'indomabile esigenza di una speranza assoluta, di una certezza incondizionata, che apre il cuore a desideri e attese, che vanno oltre ogni limite e appellano al "per sempre". Quando diciamo ad una persona: "Ti amo", sentiamo che quell'amore, pur così umano, desidera permanere oggi, domani, sempre.
"Chi mi libererà da questo corpo votato alla morte?" (Rm 7,24), si chiedeva l'apostolo Paolo. E rispondeva: "Io sono persuaso che né tribolazione, né angoscia, né persecuzione, né fame, né nudità, né pericolo, né spada, né morte e né vita, né alcun'altra creatura potrà mai separarci dall'amore di Dio in Cristo Gesù nostro
Signore" (cfr.Rm 8,35). Questa è la vera ed unica speranza, che sorregge tutta l'esistenza e permane nonostante le delusioni, le sconfitte, le prove di ogni genere: Dio, il Dio della vita, che in Gesù Cristo ci ama oggi
e ci amerà sempre, perché è fedele ed eterno il suo amore per ciascunodi noi.
L'annuncio della Pasqua risuona dunque nel profondo dell'animo di ogni uomo e resiste alle usure del tempo e della vita che passa - e per chi crede apre la via dell'eternità. "Se Cristo, infatti, non fosse risorto" - afferma ancora l'apostolo Paolo - "noi saremo i più disperati e illusi di tutti gli uomini" (cfr. 1Cor 15,12.19). Ma noi crediamo che il Signore è vivo e la sua risurrezione è principio e fonte della nostra. Accogliere e vivere questo evento di fede
significa dare un senso nuovo a tutto ciò che facciamo, alle vicende e alle situazioni della vita e della storia. Perché dalla risurrezione di Cristo nasce quella incrollabile speranza nella vittoria del bene sul male, dell'amore sull'odio e la violenza, della vita sulla morte, che ha la potenza di cambiare ogni situazione, anche la più tragica e negativa, con la certezza che tutto, in Dio, è possibile.
I credenti ed ogni uomo di buona volontà possono sperare che i loro sforzi per costruire un mondo più giusto, pacifico, libero e umano, nel senso più vero e universale, non sono vani o inutili, se fortificati dalla fede in Cristo risorto e se orientati ad immettere il seme della sua risurrezione nel tessuto concreto della propria vita
personale e sociale. La Pasqua conferma la convinzione che nasce dalla fede: "Tutto posso in Cristo che mi dà forza" (cfr. Fil 4,13). Quello che appare impossibile agli uomini, non lo è per Dio, perché nulla è impossibile a Dio. E di tutto questo, noi credenti siamo partecipi e testimoni. Partecipi mediante la fede, che abbiamo ricevuto nel
Battesimo e che questa notte confermiamo insieme ai nostri fratelli e sorelle catecumeni, che riceveranno i sacramenti dell'iniziazione cristiana; e testimoni: la testimonianza è la stessa che le donne sono
invitate ad offrire ai discepoli: "Andate ed annunziate" (cfr. Mc 16,7).

Voi, carissimi catecumeni, riceverete la veste bianca, che vedete indossata da un gruppo di cristiani, che hanno percorso un lungo cammino di fede e di conversione per riappropriarsi del dono e della scelta battesimale fatta dai loro genitori e che questa sera testimoniano con la veste bianca ricevuta al termine del loro cammino. Ma anche tutti noi, idealmente, indossiamo questa notte la veste bianca, che ci è stata data e che dobbiamo portare davanti al Signore, immacolata come l'abbiamo ricevuta. L'unica macchia che essa può avere
è quella del sangue versato per Cristo, qualora il Signore ci desse il dono grande di morire martiri, come è successo a tanti cristiani in passato e come succede, anche oggi, in varie parti del mondo.
Testimoniare questa veste bianca significa vivere ogni giorno nell'amore di Dio e dei fratelli, seguire Cristo con fedeltà, lottare contro il peccato, vincere il male con il bene e risorgere sempre ad una vita di santità verso cui siamo tutti chiamati, secondo la vocazione che ciascuno ha ricevuto. Le promesse battesimali, che tra poco rinnoveremo, esprimano la volontà di testimoniare la fede in Cristo, rendendola visibile come è la veste bianca, con le nostre azioni e comportamenti di risorti. Se la fede, infatti, resta chiusa nel nostro cuore e non si rivela all'esterno nella vita e nessuno si accorge che siamo risorti con Cristo, non rispondiamo al comando del
Signore che ci ripete: "Va' e annuncia a tutti" (cfr. Mc 16,15). La risurrezione di Cristo, nostra speranza, sia la nostra gioia e la nostra forza per manifestare davanti a tutti la fede in lui e l'amore che ci unisce, nel suo nome, e ci fa sua Chiesa nel mondo.
+ Cesare Nosiglia
Arcivescovo di Torino
SUI CATECUMENI:
59 catecumeni entrano nella Chiesa cattolica. Nella Veglia pasquale e nella domenica di Pasqua culminerà il loro
cammino biennale. Chi sono Nelle prossime festività pasquali - nella Veglia pasquale e nella domenica di Pasqua - 59 catecumeni delle nostra diocesi portano a termine il loro percorso per diventare cristiani ed entrano nella
Chiesa cattolica. Nelle rispettive parrocchie, ciascuno è stato accompagnato per due anni, allenandosi a vivere da cristiano attraverso il confronto con la Parola di Dio; ha imparato a vivere la vita quotidiana nella fedeltà al Vangelo; ha partecipato alla preghiera della comunità; ha acquisito l'abitudine di testimoniare la propria fede negli ambienti di vita. E' stato per tutti un cammino di conversione, segnato da Riti, revisione di vita e nuove esperienze. I catecumeni sono ragazzi, giovani e adulti, entrati nell'istituzione diocesana ed ecclesiale del catecumenato per diventare cristiani.
26 AL SANTO VOLTO
Tra di loro, 26 celebrano i Sacramenti dell'Iniziazione Cristiana nella chiesa del Santo Volto con il nostro Arcivescovo mons. Cesare Nosiglia durante la Veglia pasquale; altri 33 celebrano nella propria
parrocchia con il permesso del Vescovo, poiché il Codice di Diritto Canonico riserva il Battesimo degli adulti (dopo i 14 anni) al Vescovo (can. 863). Purtroppo non tutti i preti conoscono queste disposizioni e gestiscono privatamente il percorso, andando incontro a sconfinamenti nell'arbitrario, come è successo di recente con un
magrebino, di cui hanno parlato anche le cronache cittadine.
In totale tra i catecumeni troviamo quest'anno 21 italiani, 13 albanesi, 10 nigeriani e altri di varia provenienza: Mongolia, Sri Lanka, Argentina, Repubblica Dominicana, Camerun, Cuba, Costa d'Avorio, Perù, Russia, Ecuador. Tra essi, 21 uomini e 38 donne.L'età varia dai 20 ai 50 anni con motivazioni di genere diverso: il motivo predominante è l'incontro positivo con la testimonianza di cristiani che hanno saputo accoglierli e coinvolgerli nella gioia della fede in Cristo per una vita piena di senso e di amore.
Con la Celebrazione dei Sacramenti il loro cammino giunge al culmine, ma non finisce: la mistagogia, che segue la Celebrazione, li condurrà ancora, con l'aiuto dei catechisti accompagnatori e della parrocchia, a prendere coscienza della necessaria fedeltà al Vangelo di Gesù e dell'inserimento attivo nella parrocchia per essere a loro volta testimoni della fede.
L'augurio e il sostegno che la comunità cristiana assicura ai nuovi cristiani passa attraverso la disponibilità a vivere con loro la coerenza nella vita quotidiana. La presenza di nuovi volti nelle parrocchie può garantire una nuova vitalità e partecipazione al servizio dell'evangelizzazione nella nostra Diocesi. Speriamo che ogni  parroco e accompagnatore, come Gesù, possa dire: "Padre, io li ho custoditi nel tuo nome e li ho conservati e nessuno di loro è andato perduto" (Gv 17,12).
Don Andrea Fontana

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