L'Università della Terza Età alla Casa del Clero
La benemerita iniziativa è nata grazie alla passione per lo studio della teologia e del diritto canonico di don Filippo Natale Appendino
Presso la Casa del Clero «San Pio X», corso Benedetto Croce, è in pieno svolgimento il secondo ciclo annuale di conferenze dedicate ad attività culturali di interesse storico - religioso. L'iniziativa pensata e proposta dal canonico professor Filippo Natale Appendino, fondatore e animatore dell'Istituto Piemontese di Teologia Pastorale, si ispira al modello della Università della Terza Età. Un progetto che persegue finalità di promozione culturale, che intende collegare esperienze e conoscenze delle precedenti generazioni con le acquisizioni attuali della scienza e della tecnica per propiziare quella superiore saggezza che è l'arte di ben vivere, a tutti necessaria, ma soprattutto auspicata da chi ha già percorso un lungo tratto dell'esistenza. Non si può dimenticare che la traiettoria della vita umana percorre un itinerario che, decolla dalla giovinezza, attraversa lo splendore della maturità e si avvia verso il declino della vecchiaia.
L'opera della Università della Terza Età si è dimostrata molto utile per conservare patrimoni di saperi e di esperienze, per favorire uno scambio intergenerazionale , per contrastare il processo di dimissioni intellettive ed emozionali che incombe sull'autunno dell'esistenza. A queste finalità mira l'iniziativa pensata per il Clero anziano residente presso la Casa del Clero di Corso Benedetto Croce. E' un punto di partenza che si sta dipanando in tre appuntamenti successivi (6/13/20 novembre), con il qualificato intervento di tre docenti della Università degli Studi (la professoressa Adele Monaci, il professore Andrea Nicolotti, la professoressa Clementina Mazzucco) che affrontano argomenti di interesse storico - teologico (Vita di Sant' Antonio abate scritte da Sant' Atanasio, La fortuna degli ordini cavallereschi medievali fino ai giorni nostri , la Peregrinatio ad loca sancta di Eteria) per rompere quell'isolamento che caratterizza le periferie non solo sociali, ma anche culturali del mondo laico ed ecclesiastico.
Alcune suggestioni emerse dalla ricca conferenza della Professoressa Monaci hanno riguardato, la vocazione dall' Alto ascoltando le letture bibliche la domenica in Chiesa; La moltitudine di anacoreti da Lui (Antonio) ricercati e interrogati, manifestanti in diversi doni dello Spirito Santo; La comparsa ora subdola, ora sfacciata dei demoni nelle più svariate forme seducenti che Egli chiama serpente, ingannatore, leone ruggente, spirito di fornicazione; La scoperta della potenza del Segno della Croce quando Antonio è stremato dai combattimenti contro il demonio; La perseveranza nella lotta sempre imprevedibile contro il demonio e la continuità nelle prove, preghiere, penitenze, nei digiuni. La professoressa Monaci ha inoltre ripreso la riflessione su Sant’Antonio nel deserto, «più profondo per sfuggire al continuo accerchiamento dei suoi devoti e il suo progressivo cedimento per concedere miracoli e direzione spirituale rivelandosi così anche uomo di cultura (diverse lettere autentiche)». E ancora la prima di Benedetto nell' Ordine monastico nel Medioevo, e oltre, Antonio diventa modello degli anacoreti che popolano il deserto, luogo dei demoni fuggiti in città. Per concludere Monaci ha evidenziato l’idea di forza di Atanasio «di presentare con Antonio un modello di Perfezione Cristiana valevole ieri come oggi, in Oriente e in Occidente. Lo sguardo storico della professoressa ha aiutato a comprendere Martino di Tours monaco e Vescovo e celebre lottatore col demonio bisogna guardarlo col filtro di Antonio. Infine sempre in Sant’Antonio, la familiarità con gli animali che ricorda Gesù in mezzo alle fiere dopo le Sue tentazioni nel deserto . (Mc 1,13).
Nella più recente conferenza il prof. Andrea Nicolotti del Dipartimento di Storia dell’Università di Torino, ha sviluppato il tema degli ordini religiosi cavallereschi dal medioevo ai giorni nostri. Nel 1120, a Gerusalemme, prendeva vita il più antico e famoso, quello dei Templari, seguito da altre denominazioni: Ospitalieri, San Lazzaro, Teutonici, S. Tommaso, Santiago e Montjoie, tutte unite dallo stesso intento: difendere la Terra Santa al contempo con le armi e la preghiera. Veri e propri ordini religiosi, che seguivano una regola di stampo benedettino, questi monaci-soldati ebbero una grande espansione e accumularono in certi casi notevoli ricchezze, molte delle quali impiegate per il sostegno dell’attività militare nelle terre ultramarine. Incontrarono però anche diverse difficoltà legate ai numerosi privilegi che nel tempo avevano ottenuto grazie alla protezione dei Pontefici, i quali assicuravano loro piena indipendenza dal controllo dell’autorità vescovile.
Dopo la caduta di San Giovanni d'Acri e la fine del regno latino di Gerusalemme (1291), i cavalieri dovettero abbandonare la Terra Santa; e molti si domandavano se non fosse ormai cessato lo scopo stesso dell’esistenza di questi soldati guerrieri. In un clima già compromesso si consumò, al principio del XIV secolo, il tragico processo dei Templari, architettato da Filippo il Bello e conclusosi con la soppressione dell’ordine. Gli altri ordini sopravvissero, alcuni assorbiti dall’autorità civile, altri abbandonando il proprio fine bellico e dedicandosi alla cura e all’assistenza dei pellegrini e degli ammalati. L’incontro si è concluso con qualche riflessione sui moderni falsi ordini, specie templari, contro i quali la Santa Sede si è già espressa in senso sfavorevole. Gli unici ordini tuttora attivi e riconosciuti sono il Sovrano Militare Ordine di Malta e l’Ordine Equestre del Santo Sepolcro di Gerusalemme.
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