Pakistan, sperando contro ogni speranza
La giornata torinese di mons. Joseph Coutss, presidente della Conferenza episcopale pakistana, invitato da diocesi di Torino, Consiglio regionale del Piemonte e Aiuto alla Chiesa che soffre per sensibilizzare le Chiese occidentali sulle persecuzioni dei cristiani e delle minoranze religiose ad opera dei fondamentalisti islamici
Una giornata per non dimenticare i cristiani e le minoranze religiose perseguitate in Pakistan: per questo mons. Joseph Coutts, arcivescovo di Karachi e presidente della Conferenza episcopale del Pakistan, è stato invitato a Torino, giovedì 3 marzo, nel quinto anniversario dell’assassinio di Shahbaz Bhatti, cristiano, ministro pakistano per le minoranze, ucciso cinque anni fa, il 2 marzo 2011 dai fondamentalisti islamici. «Sperando contro ogni speranza» il tema degli incontro – in mattinata in Consiglio regionale e in serata nella sala conferenze della Galleria d’arte moderna. Alle 18 l’Arcivescovo pakistano, che parla un italiano fluente per via dei suoi studi romani, ha presieduto la Messa presso il santuario della Consolata, affidando a Maria la comunità cristiana e le minoranze del suo Paese. La visita a Torino, nell’ambito di un viaggio di sensibilizzazione sulle persecuzioni dei cristiani che mons. Coutts sta compiendo in Italia e in Europa, è stato organizzato dal Consiglio regionale del Piemonte, dalla diocesi di Torino in collaborazione con associazioni e movimenti e dalla onlus «Aiuto alla Chiesa che soffre». In mattinata la testimonianza di mons. Coutts sulle condizioni di vita dei cristiani in Pakistan, è stata introdotta tra gli altri dal presidente del Consiglio regionale Mauro Laus, da mons. Guido Fiandino, vescovo ausiliare della diocesi a nome dell’Arcivescovo mons. Cesare Nosiglia e da Alessandro Monteduro, direttore di Aiuto alla Chiesa che soffre. Mons. Guido Fiandino ha sottolineato come giornate come queste per una grande diocesi come Torino siano «una opportunità per aprire i nostri cuori e le nostre menti e per risvegliare le nostre coscienze: il rischio è di assuefarci alle notizie delle persecuzioni».
«Essere cristiani in un paese a maggioranza musulmana e dove i cristiani sono solo il 2% - ha detto mons. Coutts - significa con coraggio stare a fianco di chi è perseguitato, di chi è malato, di chi necessita di assistenza. Abbiamo nel Paese 300 scuole cattoliche frequentate anche dai musulmani perché non tutti i musulmani sono fondamentalisti, ci sono tanti musulmani buoni, aperti, desiderosi della pace. Siamo convinti che la voce della verità, come dice san Paolo, anche se siamo tribolati e perseguitati, non sarà mai ridotta al silenzio e l'oscurità non potrà mai prendere il sopravvento sulla luce. La legge della blasfemia che vige in Pakistan e che colpisce i cristiani e le minorante indù non ci farà scomparire. Ma se è vero che c’è un Pakistan in cui cresce l’intolleranza, la quotidianità delle minoranze religiose è miseria, ingiustizia e discriminazione e persino i libri scolastici definiscono i non musulmani come cittadini di serie B, c’è anche un Pakistan che vuole camminare verso il futuro e combattere il fondamentalismo. Ma abbiamo bisogno del sostegno alle chiese sorelle del mondo occidentale. Sono qui per questo».
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