Il necessario dialogo tra le fedi
“Settimana Mondiale dell’Armonia e del Dialogo tra le Fedi” per iniziativa delle Nazioni Unite
È da cinque anni ormai che, per decisione dell’assemblea ONU nel 2010 la prima settimana di febbraio è la “Settimana Mondiale dell’Armonia e del Dialogo tra le Fedi” (1-7 febbraio 2015). È cioè il momento privilegiato in cui “i popoli del mondo, nei propri luoghi di culto, possono esprimere gli insegnamenti sulla tolleranza, il rispetto per gli altri e la pace che emanano dalle fedi che professano”. Questo era quanto aveva indicato il re Abdullah II di Giordania, promotore e paladino dell’iniziativa.
L’idea era di creare un momento in cui “concentrare e coordinare gli sforzi di tutti I gruppi interreligiosi”, ma l’attenzione del re di Giordania andava in particolare alla “maggioranza silenziosa dei predicatori” e alla necessità di incoraggiarli regolarmente a dichiararsi per la pace e l’armonia: “se i predicatori e gli insegnanti si impegnano a esprimersi una volta all'anno per la pace e l'armonia, questo significa che quando si verificherà la prossima crisi o provocazione interreligiosa, non potranno ricadere nella paura meschina e nella diffidenza, e saranno più propensi a resistere ai venti della demagogia popolare”. E ci troviamo proprio all’indomani di una grave “provocazione interreligiosa” che ha aperto nuove crepe profonde nelle nostre società.
Se già c’era “un razzismo strisciante che si presenta come legittimo, che usa la crisi per rivendicare un atteggiamento discriminatorio in difesa dell’identità, in nome delle poche risorse, difficile da contrastare”, come ha sottolineato Marco De Giorgi dell’UNAR (Ufficio Nazionale Antidiscriminazioni Razziali del Dipartimento per le pari opportunità della Presidenza del Consiglio dei Ministri) a Roma il 4 febbraio, nel corso della riunione del Tavolo Interreligioso per l’integrazione, oggi in Europa “crescono antisemitismo, islamofobia e omofobia”, ha denunciato pochi giorni fa da Riga il vicepresidente della Commissione Europea Frans Timmermans.
In Francia, dopo gli attacchi di Parigi, l'osservatorio nazionale contro l'islamofobia ha contato 128 attacchi anti-islamici in due settimane, un numero pari a quello registrato in tutto il 2014. Quindi mai momento più opportuno per una settimana mondiale dell’armonia e del dialogo tra le fedi, a cui hanno dato il loro appoggio personalità politiche di tutto il mondo e organismi delle religioni: dalla federazione luterana mondiale, al consiglio mondiale delle Chiese o la conferenza delle Chiese europee. E se si va sul sito worldinterfaithharmonyweek.com la lista degli eventi previsti in questi giorni copre un po’ tutte le regioni del mondo, tra America e India, Pakistan, Israele, Uganda, Arabia Saudita…
E anche le proposte sono le più varie: a Bruxelles ci sarà un incontro interreligioso tra le diverse guide spirituali che svolgono assistenza spiritual nelle carceri; a Odessa si parlerà dei valori religiosi come catalizzatori nell’impegno dei laici nella società; a Berlino ci sarà un “brunch interreligioso”; a Kottarakkara, in India una marcia per la pace; a Lagos, Nigeria si parlerà di “formazione dei giovani nigeriani come operatori di pace attraverso l’armonia religiosa”. Le iniziative italiane sembrano concentrarsi a Roma, su iniziativa del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali che ha programmato eventi di carattere artistico e momenti di confronto come quello avvenuto sul “l contributo delle tradizioni religione: ‘liberare talenti per il bene comune” o ancora “quali luoghi a Roma per condividere culture, arti, stili di vita e tradizioni religiose diverse”, in calendario per il 6 febbraio. “È compito della politica - ha affermato il Sottosegretario Biondelli - prevenire e combattere le discriminazioni ponendo le condizioni per favorire il dialogo anziché lo scontro, la conoscenza in luogo della paura e della diffidenza”. Ma è compito delle religioni e dei loro responsabili alzare la voce e dire “basta con la violenza, di qualsiasi genere”.
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