Follia belga
Eutanasia per grave depressione. L'aberrante prospettiva che proviene dal paese del nord europa e coinvolge una giovane
Non è possibile lasciare correre, senza indignazione e ripugnante disgusto, voltandosi dall'altra parte apprendendo la notizia della giovane belga che sta facendo il giro del mond. Opporsi in modo coraggioso e contro corrente alla prospettiva dell'eutanasia per depressione, è un dovere morale.
Una ragazza di 24 anni, Laura, al giornale belga De Morgen ha raccontato: "La vita non fa per me". Secondo quanto riporta il quotidiano britannico Independent, la giovane - che è entrata in una struttura psichiatrica a 21 anni - non vive la morte come una "decisione": "Morire non mi sembra una scelta. Se l'avessi avuta, avrei scelto una vita sopportabile. Ma ho fatto di tutto - ha raccontato - e tutto è stato vano".
Una depressione avvertita fin da quando era solo una bambina e il desiderio di mettere fine alla propria vita che l'ha accompagnata per anni. Nessuna malattia, nessuna diagnosi di una patologia terminale. Solo la chiara sensazione di doverla fare finita.
In Belgio, l’eutanasia è legale dal 2002 e ogni anno vi fanno ricorso circa 1.400 persone, ma le domande sono molto più alte. Nel 2013, è stato approvato l’uso della “dolce morte” anche per i bambini malati terminali.
Grazie ad una legge assurda e contro ogni principio umano, la ragazza può morire. L'abisso a cui apre questa "concessione" ad un desiderio di morte, che nasce e matura in una persona fragile, debole, malata e quindi da aiutare con ogni mezzo e con una parola centrale e fondamento dell'esistenza, l'Amore, fa venire i brividi.
Dove ci stiamo spingendo, oltre il baratro. La vita che cosa è diventata, come l'abbiamo trasformata. Non più il bene più prezioso, l'assoluto che solo a Dio dobbiamo come dono, ma una dimensione per la quale si può addirittura, legalmente, promuoverne una selezione, innaturale r che sconfina, oltre la barbarie dell'inumano.
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