Quanto costano gli sprechi degli enti locali
Le spese incredibili della pubblica amministrazione: ministeri nazionali, Comuni e, naturalmente, le Regioni. Il tentativo del governo di tagliare di quattro miliardi di euro la spesa regionale. Si tratta del 2,5 per cento.
Ogni giorno o quasi si vengono a conoscere casi di sprechi clamorosi e di spese incredibili della pubblica amministrazione: ministeri nazionali, Comuni e, naturalmente, le Regioni, attualmente la principale fonte di scandali. Istituzioni che da quando hanno incominciato a operare, in seguito all’approvazione del Titolo V della Costituzione che le ha dotate di poteri molto ampi in molti campi, hanno fatto registrare un aumento della spesa di oltre il 40 per cento soltanto nella parte corrente, cioè esclusi gli investimenti. Così le loro uscite ora superano i 150 miliardi di euro all’anno. Somma destinata prevalentemente alla sanità, che, secondo le previsioni, quest’anno assorbirà circa 110 miliardi contro i 70 che richiedeva ancora nel 2000, cioè prima della grande riforma.
Il tentativo del governo è di tagliare di quattro miliardi di euro la spesa regionale. Si tratta del 2,5 per cento. Una riduzione accettabile, tanto più sopportabile quanto è grande la base di calcolo. Senza contare che tante persone, famiglie, imprese hanno già fatto sacrifici ben superiori, volenti o nolenti, pur non avendo il “grasso”, rappresentato dagli sprechi, che invece continuano ad avere le Regioni e i grandi Comuni. Tra l’altro, le Regioni e i grandi Comuni non si sono rivelati buoni gestori e buoni investitori. I bilanci delle loro attività privatistiche, cioè che sarebbero proprie dei privati, evidenziano quasi sempre perdite, che devono poi essere coperte in qualche modo. E la prevalenza assoluta del rosso nell’ultima riga del conto economico è dimostrata anche dall’enormità dei debiti delle Regioni. Il loro stato patrimoniale è disastroso e imbarazzante.
Ma questi debiti, che in quanto tali vanno pagati prima o poi, anche se creditore è lo Stato oppure la Cassa depositi e prestiti, inesorabilmente generano interessi, che spesso diventano insostenibili. Da qui nuovi debiti sui debiti vecchi. Una spirale perversa, che la crisi, lunga e trasversale, sembra rendere inarrestabile.
Leggi l'articolo integrale sull'edizione de il Nostro Tempo del 9 Novembre 2014
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