Contro il terrore la ‘Rete di sensibilizzazione al problema della radicalizzazione’
Anche Torino potrebbe entrare nella rete internazionale Ran che fa capo alla Commissione Europea
“Aumentare la forza delle comunità educative la loro resilienza di fronte alla sfida dell’estremismo violento”: è questo l’obiettivo del RAN (Radicalisation Awareness Network) ossia la ‘Rete di sensibilizzazione al problema della radicalizzazione’. L’organismo è stato istituito dalla Commissione Europea in risposta agli eventi terroristici che hanno caratterizzato lo scorso decennio. Quest’organizzazione, nata in particolar modo a seguito dell’attentato presso la stazione ferroviaria di Madrid nel 2004, ha come obiettivo principale la lotta contro la radicalizzazione violenta ed il reclutamento di affiliati alla lotta armata, ponendo inoltre le basi per un maggior coinvolgimento della società civile nella lotta contro la radicalizzazione. Esso è costituito da un network di reti che in Europa ha già coinvolto oltre 1500 operatori di 700 diverse organizzazioni nei vari settori. All’interno di questa rete sono presenti anche molte organizzazioni italiane che, oltre a partecipare ai lavori della RAN, hanno anche condotto negli ultimi anni ricerche e progetti Europei sulla prevenzione del terrorismo. Proprio a Torino si stanno creando dei gruppi di lavoro locale che dovranno essere di esempio per lo sviluppo di altri centri a livello nazionale e favorire un approccio che risponda in modo adatto alle specifiche caratteristiche territoriali.
L’azione della RAN sul territorio vede l’uso di un approccio multisettoriale per ottenere e confrontare risultati diversi, al fine di essere in grado di risolvere con successo anche le situazioni ed i casi più complessi. In particolar modo, l’azione più interessante e degna di nota risulta essere quella attiva nelle scuole e nelle carceri, dove i responsabili hanno l’obiettivo di promuovere numerose attività di de-radicalizzazione per favorire l’uscita dei singoli dai gruppi a rischio e garantirne il loro reinserimento in società. Inoltre si prevede di sviluppare un’azione di cooperazione tra gli insegnanti e gli operatori di prima linea capaci di intervenire contro l’indottrinamento e infine sviluppare una ricerca-pilota per comprendere il fenomeno della radicalizzazione in un contesto in continua evoluzione.
Poiché le nostre città sono diventate fortemente multi etniche, le scuole e le carceri (minorili e non) sono anche i luoghi più adatti all’applicazione dei progetti stessi: infatti qui i giovani non sono solo i più esposti al fenomeno, ma soprattutto possono diventare i principali promotori di questa lotta contro la diffusione di idee radicali ed estremiste. L’azione inizia quindi dalle scuole, dal contatto con i ragazzi e dalla loro assistenza. Per questo la RAN non può agire da sola, ma sta sollecitando gli ‘attori sociali’ (enti, istituzioni, esperti, organizzazioni e operatori civili) a partecipare a questi gruppi di lavoro per attivare gli interventi di prevenzione dei fenomeni di radicalizzazione violenta più urgenti.
Scheda:
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I. La RAN in Europa
a) Obiettivo
“La strategia dicontrasto al terrorismo dell’UE” del 2005 definisce i principi guida per il contributo dell'UE alla lotta contro il terrorismo. Questa strategia si basa su quattro pilastri, uno dei quali è prevenire la radicalizzazione verso il terrorismo. La strategia dell'UE per la lotta contro la radicalizzazione e il reclutamento (“EU Strategy on Radicalisation’” adottata nel 2005, e rivista nel 2008 e 2014) pone le basi per un maggiore coinvolgimento della società civile nella lotta contro la radicalizzazione.
Pur riconoscendo che le azioni contro la radicalizzazione rientrano principalmente nelle competenze e le responsabilità degli Stati membri, la strategia dell'Unione Europea in materia di radicalizzazione rileva l'importanza e il valore aggiunto di una struttura a livello Europeo (Programma di Stoccolma per il periodo 2010-2014).
Una struttura che si prefigge l’obiettivo di sostenere il coordinamento delle politiche, lo scambio d’informazioni, la determinazione di buone pratiche, e lo sviluppo di nuove idee tra gli Stati membri dell’Unione Europea. Per tale motivo, la Commissione Europea è stata invitata a sostenere gli Stati membri nei loro sforzi e, il 9 settembre 2011, è stata attivata la "Rete di sensibilizzazione al problema della radicalizzazione" (Radicalisation Awareness Network, RAN) – un'organizzazione ombrello composta da attori locali, professionisti, esperti, ricercatori e gruppi della società civile – il cui scopo è quello di aumentare la forza delle comunità e la loro resilienza di fronte alla sfida dell'estremismo violento.
b) Chi siamo
Un network di reti che in Europa ha già coinvolto oltre 1500 operatori di 700 diverse organizzazioni nei vari settori. Come verrà sviluppato nel seguente paragrafo, all’interno di questa rete sono presenti anche molte organizzazioni italiane le quali, oltre a partecipare ai lavori della RAN, hanno condotto negli ultimi anni ricerche e progetti Europei sulla prevenzione del terrorismo.
- II. In Italia e a Torino
- a) Obiettivo
Di fronte alle sfide attuali e dopo i primi quattro anni di esperienza positiva, la Commissione Europea ha ritenuto necessario di quintuplicare il budget per il secondo ciclo della RAN che prenderà l’avvio quest’autunno. In tal modo, si avrà l’occasione di promuovere questa rete, facendola diventare anche un Hub delle conoscenze sugli studi e gli interventi di prevenzione e di contrasto della radicalizzazione e del terrorismo.
Inoltre, la Commissione Europea ha tra i suoi obiettivi la creazione di Gruppi di lavoro nazionali e locali di esperti per favorire un approccio che risponda in modo confacente alle specifiche caratteristiche territoriali.
In Italia stiamo creando tali gruppi di lavoro sia a livello nazionale che a locale su Torino.
b) Attività e interventi dei Gruppi di lavoro nazionale e locali
La creazione di Gruppi di lavoro italiano e torinese d’esperti, oltre ad avvalersi della RAN e di quanto da essa già prodotto (come la collezione di buone prassi e i documenti d’indirizzo dei vari gruppi di lavoro), potrà utilizzare la stessa metodologia – l’approccio multisettoriale nelle forme di workshop per lo scambio di esperienze – in modo da proporre alle varie Autorità nazionali e locali, interventi di:
1) Formazione del personale delle forze dell’ordine e di quello civile del terzo settore;
2) Agevolazione del dialogo inter-culturale e inter-religioso nelle città e nei quartieri multietnici italiani;
3) Sensibilizzazione e prevenzione ai rischi di radicalizzazione nelle prigioni, nelle scuole e nelle famiglie;
4) Assistenza – sociale, psicologica, sanitaria, etc. – alle comunità, alle famiglie e alle vittime;
5) Progettazione di attività di de-radicalizzazione per favorire l'uscita dei singoli dai gruppi a rischio e il loro reinserimento nella società;
6) Produzione e diffusione di contro-narrative che si oppongano all'ideologia violenta e alla propaganda estremista;
7) Analisi delle exit strategy dai conflitti e micro-conflitti anche locali;
8) Assicurare il coordinamento tra gli accademici e gli operatori di prima linea;
9) Agevolare la partecipazione e la creazione di risorse e competenze all'interno della società civile e del settore privato, per costruire la resilienza;
10) Sviluppare la ricerca pilota per comprendere il fenomeno della radicalizzazione in un contesto in continua evoluzione.
- CONCLUSIONI
In considerazione del lavoro fin qui svolto dalla RAN a livello europeo e delle risorse già presenti sul territorio nazionale e torinese, stiamo sollecitando gli attori sociali (enti, istituzioni, esperti, organizzazioni e operatori della società civile) a partecipare a tali gruppi di lavoro per studiare, sensibilizzare e attivare gli interventi di prevenzione dei fenomeni di radicalizzazione violenta più urgenti.
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