Torino per i popoli indigeni del Sudamerica
I primi cento anni di Missione nella Raposa Serra do Sol e cinquant'anni a Catrimani tra gli Yanomami
Sabato 24 ottobre nell’Aula Magna dell’Istituto Missioni Consolata, con il Patrocinio della Presidenza del Consiglio Regionale del Piemonte, della Città Metropolitana di Torino e del Comune di Torino, si è svolto un appassionante incontro con una delegazione indigena di Roraima (Brasile) per celebrare i 100 anni di Missione nella Raposa Serra do Sol e i 50 anni di Missione a Catrimani tra gli Yanomami. Dopo le parole di saluto di Padre Gigi Anataloni, Direttore della Rivista “Missioni Consolata”, e di Carlo Miglietta, Segretario del CO. RO. ONLUS (Comitato Roraima di solidarietà con i Popoli Indigeni del Brasile), è stato proiettato l’avvincente video: “Vennero come amici: 50 anni di Missione a Catrimani tra gli Yanomami”, realizzato da Yuri Lavecchia e da Daniele Romeo.
Il video, con accenti toccanti, illustra l’incontro del mondo indigeno con i Missionari, raccontato dagli stessi Indigeni: gli Indios, prima abituati a considerare i bianchi come invasori violenti e crudeli, per la prima volta incontrano dei bianchi che volevano solo essere loro amici, rispettando la loro cultura e aiutandoli a difendere la loro sopravvivenza e i loro valori.
Ivaldo André, Indio Macuxì, vice Coordinatore del CIR (Consiglio Indigeno di Roraima), ha parlato dei festeggiamenti nella Raposa Serra do Sol per il centenario dell’evangelizzazione dell’area, enumerando con nostalgia i vari Missionari che si erano prodigati al loro fianco, e ricordando i trentacinque anni di lotte per ottenere l’omologazione della loro Terra, i ventun leaders indigeni assassinati dai bianchi, le violenza subite dagli Indigeni, le loro abitazioni distrutte, la loro Scuola e l’Ospedale bruciati dai grandi allevatori e risicoltori bianchi.
Uno dei massimi persecutori degli Indigeni, Paulo Cesar Quartieiro, ora è Senatore dello Stato e Vice-governatore di Roraima, ed è in corso una pesante offensiva anche del Governo centrale per limitare i diritti degli Indios garantiti dalla Costituzione e per spogliarli delle loro terre, ambite dai latifondisti e dalle multinazionali minerarie e del legname. Enock Barroso Tenente, Indio Tuarepang, ha parlato dello sforzo per educare la nuove generazioni indigene alla salvaguardia delle loro culture, e per sostenere progetti che garantiscano uno sviluppo autonomo e sostenibile, “per non dipendere dalle briciole che cadono dalla tavola del Governo del Paese”. Il Missionario della Consolata fratel Carlo Zacquini, da più di quarant’anni tra gli Yanomami, ha raccontato con accenti commossi la sparizione proprio in questi giorni di un intero gruppo di Yanomami, di circa duecento individui, che finora non aveva mai avuto contatti con i bianchi, scomparsa dovuta all'invasione dei cercatori d'oro che, o apportando loro malattie contro cui essi non hanno anticorpi, o eliminandoli con le armi, ne hanno determinato l'estinzione. “E’ un vero genocidio – ha detto fratel Carlo – che continua ormai da cinquecento anni”. Dopo il saluto dell’on. Maurizio Baradello, già Direttore del Dipartimento di Cooperazione internazionale del Comune di Torino, e un applaudito intervento del giovane regista del video, Yuri Lavecchia, si è aperto un coinvolgente dibattito tra i presenti. Ha poi concluso fratel Zacquini: “Ci mobiliatiamo giustamente per l’abbattimento di un leone, di un elefante, o di un albero, e poi siamo indifferenti di fronte allo sterminio costante di tanti gruppi umani. E’ un obbligo morale fare qualcosa, perché la perdita di un Popolo o di una cultura è una gravissima perdita per tutta l’umanità”.
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