Cure domiciliari, la Regione Piemonte frena
Continua il braccio di ferro fra l'Amministrazione Chiamparino e le associazioni di malati: i legali di piazza Castello presenteranno ricorso al Consiglio di Stato per evitare che l'assistenza dei "non autosufficienti" torni ad essere pagata dal Servizio Sanitario
Sulle cure ai malati non autosufficienti, si torna davanti al giudice. La Regione Piemonte ha annunciato ricorso al Consiglio di Stato contro la recente sentenza del Tar che conferma per i non autosufficienti il diritto alle cure socio-sanitarie a casa, anche quelle prestate da «badanti» e familiari, caricate per metà sulle casse della Sanità locale. In extremis, il giorno della scadenza dei termini, lunedì 20 aprile, l’assessore alla Sanità Antonio Saitta ha reso noto l’appello contro le sentenze che avevano annullato le contestate delibere della Giunta Cota che spostavano dalla Sanità all’Assistenza (cioè dal diritto alla discrezionalità) la competenza e i fondi delle cure socio-sanitarie domiciliari. «Si tratta di una decisione tecnica imposta dal Ministero dell’Economia per poter mantenere la strada dell’uscita dal Piano di rientro dal debito sanitario – ha spiegato Saitta – alla quale la Giunta regionale ha affiancato la decisione di stanziare 15 milioni in più sul Fondo sanitario destinati alla non autosufficienza». E però, la certezza delle prestazioni è di nuovo in discussione.
Dura la reazione delle associazioni che assistono i malati. «Il ricorso della Regione è una iniziativa gravissima che va contro il diritto alle cure socio-sanitarie domiciliari delle persone non autosufficienti – dichiarano le sigle ricorrenti del coordinamento Csa – La decisione dimostra che la Regione non segue la via della cura garantita per legge a questi malati, ma quella eugenetica dell’abbandono fino alla morte dei non autosufficienti, ‘giustificato’ da motivi di carattere economico».
Critiche alla decisione della Regione (il cui appello va contro il Comune di Torino e altri venti enti locali che figuravano nella lista dei ricorrenti) sono venute anche dalla stessa maggioranza regionale che con Sel «plaude all’aumento delle risorse», ma chiede di «non accettare l’imposizione ministeriale e di ribadire il diritto alle cure, come da ordine del giorno approvato a dicembre dal Consiglio regionale all’unanimità».
Alle cifre della Regione, che indica in 16 mila gli anziani malati cronici non autosufficienti ricoverati in convenzione in Rsa e in circa 8 mila gli utenti in sistema di domiciliarità, rispondono le associazioni ricorrenti: «Altro che ricorso, per ottimizzare la spesa pubblica non c’è strumento migliore delle cure domiciliari: comportano un risparmio di circa la metà del costo rispetto ai ricoveri». La situazione è rovente: in linea con le ultime delibere regionali, le liste d’attesa di malati non autosufficienti che non ricevono cure dal Servizio sanitario sono drasticamente cresciute oltre la cifra delle 32 mila unità.
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