Sorrisi di bimbi nelle zone di guerra
Storie di fiducia in un futuro migliore: a Baghdad, a Gaza e in Egitto Marco Rodari conforta con le sue magie i piccoli ricoverati in ospedale e gli studenti in classe
In Egitto, a Gaza e in Iraq, la missione di Marco Rodari, il “claun” (scritto proprio così per non confonderlo con l’artista circense) Il Pimpa, dimostra come non sia indispensabile far parte di grosse organizzazioni per contribuire ad alleviare le sofferenze delle popolazioni in zone “calde” del mondo. Da anni, da solo, Il Pimpa viaggia tra quei Paesi per far sorridere i bambini e far dimenticare loro, anche se solo per il tempo di uno spettacolo, gli orrori che hanno vissuto, con l’aiuto di un naso rosso, un cappellino con un’elica e una valigetta piena zeppa di meravigliose magie. Il claun, ci dice Marco Rodari, «è una distrazione positiva per i bambini ricoverati in ospedale o che vivono nelle zone di guerra, che sia ad alta o a bassa intensità».
Come è arrivato Il Pimpa ad operare in quelle zone?
Dopo la formazione in oratorio, e dopo essermi ispirato a maestri della clowneria come il Mago Sales e il Mago Margherito, con i quali tuttora collaboro, ho conosciuto in Egitto padre Luis Montes, missionario dell’ordine religioso del Verbo incarnato e ho deciso così che anche a Gaza e in Iraq era indispensabile “far sorridere il cielo”.
Ci racconti la sua esperienza a Baghdad...
Ormai da anni passo il Natale nella capitale irachena facendo capo alla diocesi latina. Incontro i bimbi che si ritrovano in chiesa, ma anche i piccoli disabili ospitati e curati dalle suore di Madre Teresa, e quelli che sono stati costretti a fuggire dal territori del nord dell’Iraq conquistati dallo Stato islamico e che vivono in un campo profughi. Sono tutti bambini che hanno davvero bisogno di distrarsi per dimenticare e per sentirsi uguali a tutti gli altri bambini del mondo. Non è facile vivere in una città dove i servizi essenziali come l’acqua e l’elettricità vengono erogate a singhiozzo, e dove ogni giorno ci sono morti e feriti per le autobombe. Per la mia esperienza calcolo il livello di pericolosità proprio dal numero di attentati, il 2013 è stato senza dubbio l’anno peggiore mentre lo scorso Natale il loro numero è stato minore. Nonostante tutto ciò, però, ci sono delle occasioni particolari, come ad esempio la giornata in cui, durante le festività natalizie, tutti i bambini cristiani di tutte le diverse confessioni si ritrovano in una sola chiesa. Ed è un piacere vederli riuniti e sorridere.
Lei, però, non porta il sorriso solo ai bambini cristiani...
No, d’altra parte quando si opera anche negli ospedali non si scelgono i pazienti cui fare coraggio e stare vicini. A Baghdad, ad esempio, la fortuna mi è venuta in aiuto. Per puro caso ha assistito ad uno dei miei spettacoli un pezzo grosso del ministero dell’Istruzione, che ha apprezzato ciò che stavo facendo. Così, dal giorno successivo, mi ha fatto avere il permesso di “far sorridere” i bambini di tutte le scuole della città, a prescindere dalla loro religione. A Gaza posso già entrare in tutte le scuole e negli ospedali, a Baghdad è un grosso passo in avanti.
leggi l'intervista completa su il nostro tempo del 3 aprile scorso
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