Le sfide della cooperazione internazionale, promuovere esperienze di bene comune
L'intervento del Presidente della Focsiv (Federazione organismi cristiani servizio internazionale volontariato) e coordinatore Consulta Affari Europei ed Internazionali del Forum Nazionale del Terzo Settore
In occasione del Forum di Milano del 1 e 2 ottobre 2012 sulla Cooperazione Internazionale furono pronunciate dal Presidente Napolitano parole significative, con la consapevolezza che solo insieme si cresce: “la cooperazione allo sviluppo è imperativo etico di solidarietà….critico investimento strategico nelle relazioni internazionali del Paese e per la tutela degli interessi dell’Italia nel mondo…politica estera nel senso più nobile e più elevato della parola, come indice di presenza e di immagine dell’Italia nel mondo….impegno internazionale a lungo termine”. La positiva enfasi sull’innovazione, a seguito della Legge 125/2014, non deve distogliere l’attenzione dai valori e principi che muovono la cooperazione internazionale.
Oggi, la cooperazione dovrebbe diventare lo strumento principe della politica per costruire la convivenza ed il bene comune, dalla singola persona alla comunità globale, nel rispetto dei diritti fondamentali di tutti i cittadini. La pluralità di soggetti oggi in campo in ogni Paese, così come la crescente complessità nel distinguere tra beneficiari e donatori, sia per il superamento delle barriere geografiche della miseria e dei problemi da affrontare, sia per la natura delle risorse finanziare da mettere in campo, ci proiettano verso una politica di cooperazione partecipata dove tutti i soggetti, pubblici e privati, profit e non profit di ogni Paese, sono chiamati a valorizzare ed armonizzare i loro specifici ruoli, superando ogni forma di individualità e competitività, per cooperare insieme verso l’unico obiettivo del bene comune, attraverso una nuova cultura e politica sociale di convivenza glocale.
La cooperazione vista come investimento strategico dell’Italia è da alcuni molto criticata: noi preferiamo piuttosto interpretarla nella linea già tracciata dalla Caritas in Veritate: E’ urgente adoperarsi per “configurare un modello di economia di mercato (ispirato da principi di giustizia commutativa,distributiva e sociale) capace di includere, almeno tendenzialmente, tutti i popoli e non solamente quelli adeguatamente attrezzati”. Che integra il testo con alcuni riferimenti al variegato mondo che in Italia chiamiamo del terzo settore: “Accanto all’impresa privata orientata al profitto e ai vari tipi di impresa pubblica, devono potersi radicare ed esprimere quelle organizzazioni produttive che perseguono fini mutualistici e sociali.”
Gli investimenti economici pubblici sono certamente un indicatore dell’importanza riservata dal governo e dal parlamento circa la cooperazione : alcuni degli stati europei hanno infatti mantenuto i loro impegni nonostante la crisi economica mentre l’Italia ha raggiunto nel corso degli ultimi anni i minimi storici attestandosi sullo 0,13 per cento del Pil lontano da quel 0,7 che è stato assunto in sede internazionale. Ciò detto è però importante evidenziare la forte convinzione che oltre agli aiuti è forse più importante la coerenza delle politiche del nostro paese. Inutile dare con una mano togliendo con l’altra. Coerenza delle nostre politiche agricole, commerciali, industriali, economiche che debbono configurare il raggiungimento di quanto previsto all’art. 1 della 125. La cooperazione internazionale per lo sviluppo sostenibile, i diritti umani e la pace, ….. è parte integrante e qualificante della politica estera dell'Italia. ………….La sua azione, conformemente al principio di cui all'articolo 11 della Costituzione, contribuisce alla promozione della pace e della giustizia e mira a promuovere relazioni solidali e paritarie tra i popoli fondate sui princìpi di interdipendenza e partenariato.
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