Liberalizzazioni delle professioni: che dire?
Il governo ha recentemente varato una serie di norme dette “liberalizzazioni”. Serviranno per rilanciare l’economia? Renderanno l’economia più forte e più equa?
Premessa: una crisi dal lato della domanda si ha quando quanto viene comprato non e` abbastanza e quindi le aziende non vendono, implica calo della produzione e dei prezzi. Le crisi dal lato della offerta si hanno quando i produttori (imprese, lavoratori e professionisti) lavorano male e sono troppo cari, queste crisi implicano aumento dei prezzi e calo della produzione. Ora l’economia non cresce ed i prezzi nemmeno e sappiamo con relativa certezza che stiamo vivendo una crisi dal lato della domanda. Bisogna quindi curare la domanda. Questi provvedimenti come sono? Che effetti possono avere?
Alcune modeste transazioni immobiliari, sotto i centomila euro e non per abitazioni potranno venire effettuate anche dagli avvocati e non solo dai notai. In se` non ci sono forti motivazioni per riservare dette operazioni ai notai, tanto che in altri paesi, come il Regno Unito, esse sono normalmente svolte da avvocati. A fronte di molti avvocati ai limiti della sopravvivenza, la norma offre a questa categoria qualche nuova possibilità di lavoro.Un’altra norma permette la formazione di studi multi-professionali. Ci potranno in futuro essere studi dove commercialisti ed avvocati lavoreranno assieme forse offrendo un servizio piu’ completo di quello che possono offrire oggi.
Un’ altra norma permette a non avvocati e a societa` di capitali di divenire soci di studi legali. Di questa norma, probabilmente, non sentivamo la mancanza. Probabilmente essa avrà l’effetto di indebolire il concetto di professionista, con la sua autonomia e deontlogia e renderlo, in tutto e per tutto, simile al dipendente di una qualunque azienda. Questi effetti sarebbero ancora forse rimediabili con una forte vigilanza esterna sulla correttezza professionale. Cio’ che risulta meno rimediabile e` l’ulteriore squilibrio che si introduce nella comunità. A fronte di capitali, poco e mal regolati e scarsamente tassati, si permette ad essi di venire a controllare un’attivita` che finora potevano si’ influenzare, come clienti, ma non dominare completamente. Si passa da una societa` con una certa pluralita` di soggetti economici ad una dove la concentrazione della ricchezza diviene ancora piu’ facile. In parallelo con la ricchezza, viaggiano le idee ed il potere. Una societa` con una pluralita` di voci, di pareri, di pesi e contrappesi va trasformandosi in una societa` dove pochi grandi poteri controllano quote via via crescenti di ricchezza e di potere e tutti gli altri soggetti possono al massimo offrirsi come dipendenti, magari precari, dei primi. Si riduce la dialettica, si riduce la varieta` ed in questo modo la stessa solidita` del tessuto sociale.
Discorso simile possiamo farlo per le farmacie. Viene permesso ad un soggetto privato, di detenere piu’ di quattro licenze di farmacia. E`cio’ che permettera’ l’ingresso in grande stile delle societa` di capitali nel servizio farmaceutico. In Inghilterra questo e` gia` stato largamente sperimentato. A fronte di qualche riduzione nel prezzo dei farmaci, questo processo conduce ad un ulteriore indebolimento della societa`. La media borghesia costituita dalle professioni viene meno e restano solo grande capitale ed addetti, facilmente licenziabili, con un modesto indennizzo.
Cio’ ha poi degli effetti negativi sulla domanda. Pochi incassano gli utili del capitale e tanti cercano di tirare avanti. Il consumo di lusso di pochi ricchi non e` in grado di compensare il non consumo della ex classe media. Ovviamente in questo modo i consumi vengono depressi. L’unico modo per non farli precipitare e` dare credito alle famiglie: mutui, carte di credito e credito al consumo. Questa e` la soluzione largamente utilizzata nel Regno Unito e negli USA. I percettori di questi crediti, finche’ il loro lavoro, magari precario, c’e`, potranno continuare a pagare i loro debiti. Non appena sopravvenga qualche problema incontrollabile, per esempio un forte aumento del prezzo dell’energia, una crisi internazionale o la perdita del posto di lavoro, i debitori divengono insolventi. L’insolvenza di pochi e` un problema loro, l’insolvenza di molti e` un problema della banca e l’insolvenza di una banca si puo’ facilmente trasmettere ad altre banche. Il problema diventa di tutti. E gli stati devono intervenire, accollandosi debiti per salvare le banche.
Alcuni di questi provvedimenti (compravendite immobiliari curate da avvocati, operazioni che passano dai notai ai commercialisti e la costituzione di studi multiprofessionali) potranno avere qualche modesto effetto positivo. Peraltro, come il precedente “Jobs Act”, sono provvedimenti che si occupano dell’offerta, mentre noi sappiamo che la nostra crisi e` una crisi di domanda. Gli altri provvedimenti invece avranno probabilmente un vero e proprio effetto depressivo della domanda e condurranno ad un indebolimento del tessuto sociale. Ad un malato di polmonite vengono dati non antibiotici, ma chemioterapia, adatta ad un tumore, con tutte le conseguenze del caso.
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