Anche Carmagnola colpita dalla crisi
Il viaggio-inchiesta de "La Voce e il Tempo" fra le realtà parrocchiali questa settimana ha fatto tappa in una delle città più grandi della diocesi dove le parrocchie sono impegnate in rete su tre fronti: accoglienza migranti, lavoro e sostegno alle fragilità
Il viaggio-inchiesta de «La Voce e Il Tempo» fra le realtà parrocchiali della diocesi questa settimana si ferma in una delle città più grandi del territorio diocesano fra le province di Torino e Cuneo, terra di agricoltura, fede e devozione antica: Carmagnola, 30 mila abitanti a 30 km dal capoluogo piemontese, un tempo fiorente dal punto di vista produttivo, che non è però stata risparmiata dalla crisi economica che in particolare negli ultimi anni ha colpito numerose famiglie. Una città dei giovani, numerosi per la presenza delle scuole superiori di ogni ordine, ma che rischiano di rimanere tagliati fuori dal mondo del lavoro per cui si sono formati.
«Una città», sottolinea don Gian Carlo Avataneo, moderatore dell’Up 53 e parroco della Collegiata (SS. Pietro e Paolo apostoli), «dove è ancora forte l’identità religiosa, costruita attorno al culto della patrona, l’Immacolata Concezione, che tutta Carmagnola festeggia l’8 dicembre. La festa della città è ogni anno preparata dalla novena, da celebrazioni cittadine e dalla ‘missione’ nelle parrocchie».
Non solo una tradizione, come racconta il parroco, ma occasione di coesione sociale, incontro e confronto tra tutte le realtà della città che a partire dalla festa lavorano in rete su tre fronti ed emergenze: l’accoglienza dei migranti, l’orientamento al lavoro e l’accompagnamento alle situazioni di fragilità.
«Nella crisi», evidenzia il parroco, «ci sono anche nuove esperienze produttive, ‘Start up’ agricole, che stanno emergendo e che testimoniano la volontà del territorio di ripartire».
Nel borgo di Salsasio c’è il centro di accoglienza temporanea per migranti e rifugiati, che gestito dalla prefettura di Torino e dall’associazione «Karmadonne», accoglie ad oggi 16 profughi.
Si tratta di «Casa Frisco», presso la chiesa succursale di San Francesco. Nel resto del borgo i migranti sono, inoltre, accolti in case private.
L’accoglienza dei carmagnolesi non si è fatta attendere. Dalle sette parrocchie di Carmagnola e delle borgate (Up 53), accantonati paure e pregiudizi, sono iniziati ad arrivare vestiti, coperte, beni di prima necessità. I primi giorni i migranti vagavano per le strade di Salsasio e Carmagnola cercando punti di riferimento per chi ha perso tutto e rischiato la vita sui barconi della morte. Ed ecco il calore dei cittadini che hanno iniziato ad indicare loro luoghi di aggregazione e ritrovo, per ripartire in una comunità che accompagna.
Le parrocchie e il Comune hanno proposto un ciclo di incontri e un cammino per accompagnare la città all’accoglienza.
Nel cuore di Carmagnola c’è poi il «Samaritano» (via Cavassa 42), la Caritas cittadina che accoglie chi si viene a trovare nella fragilità. Operatori e volontari di tutte le parrocchie, sostengono in rete con le associazioni del territorio oltre cento famiglie della città, italiane e straniere. C'è poi "Genesi" un centro di ascolto lavoro cittadino che ha sede sempre presso "Casa Frisco" a Salsasio (servizio sul giornale "La Voce e il Tempo" del 16 ottobre, pagina 6).
Al «Samaritano» prima di tutto si ascolta, si accompagnano persone e famiglie, proprio quelle che anche a Carmagnola, partendo da condizioni decorose si sono venute a trovare in gravi difficoltà. Il lunedì e il venerdì dalle 16 alle 18 è attivo il banco alimentare. Presso l’ex chiesetta di San Francesco a Salsasio (in via Savonarola) si distribuiscono, invece, abiti e mobili. Si pagano poi bollette e affitti, «non facciamo miracoli», sottolineano i volontari, «ma cerchiamo di non far sentire solo nessuno, ma che c’è una città e una Chiesa che, come il Samaritano, non passa oltre».
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