A Torino una notte alla ricerca delle radici
Grande successo per la notte degli archivi: alla scoperta del nostro passato
Nella serata di ieri si è svolta a Torino l’iniziativa “La notte degli archivi” che dalle 19 alle 23 ha permesso a molti torinesi e turisti di visitare i luoghi che preservano il passato della città e ex capitale d’Italia. Tante le cornici iconiche di questa serata a partire dall’Armeria reale, proseguendo con l’Accademia delle Scienze fino agli archivi storici di Via Verdi e Via Barbaroux. Queste sono soltanto alcuni dei 15 archivi aperti, che diventano 16 contando l’interessante iniziativa di GTT, che per mostrare la sua storia ha permesso a molti visitatori di viaggiare sullo storico Tram 1.
Numerosi anche gli ospiti presenti tra cui Piergiorgio Odifreddi, Michela Murgia e Fabio Genovesi. Quest’ultimo ha chiuso la serata raccontando la storia di Luigi Lavazza, attraverso gli archivi e il diario che il fondatore della celebre azienda italiana ha portato durante il suo viaggio in Brasile. Luigi Lavazza era un uomo semplice, di umili origini che riuscì a creare una grande azienda ed egli rappresenta appieno lo spirito degli archivi, che non contengono soltanto le storie dei condottieri e dei re provenienti da famiglie ricche e agiate, ma anche e soprattutto le vite di persone umili che sono riuscite a creare qualcosa che in un modo o nell’altro fa parte della nostra storia.
Numerose anche le mostre allestite appositamente per l’evento. Noi abbiamo osservato direttamente quella presente nell’Archivio Storico della città di Torino, che rappresentava un argomento inusuale quanto carico di curiosità: i menù e i libri di cucina dell’Archivio. All’interno della mostra si potevano ammirare dei menù appartenenti all’800’ e dei libri di cucina risalenti addirittura al 700’. La particolarità era insita nella diversità delle ricette e dei termini utilizzati rispetto al presente.
L’obbiettivo degli archivi della città era quello di attrarre un pubblico ampio, laddove solitamente si annidano soltanto i professionisti e gli appassionati. Si può dire che con questa iniziativa gli archivi siano riusciti a trasmettere a molte persone un messaggio di apertura che potrebbe effettivamente attrarre un pubblico più ampio rispetto al passato.
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