Solo Dio può liberare l’uomo, schiavo dell’illusione di una falsa libertà
All’Udienza straordinaria il Papa riflette sulle nuove schiavitù che sorgono “in nome di una falsa libertà”. Il Grazie alla Protezione Civile impegnata nei soccorsi del terremoto.
“Quante nuove schiavitù si creano nei nostri giorni in nome di una falsa libertà”. Si apre così, in Piazza San Pietro l’Udienza Giubilare di sabato. Un’Udienza alla quale avrebbe dovuto partecipare anche il Servizio Nazionale della Protezione Civile, ma che ha annullato la partecipazione “per continuare la preziosa opera di soccorso e assistenza alle popolazioni colpite dal terremoto il 24 agosto scorso”. “Li ringrazio - è il saluto di Francesco - per la dedizione e il generoso aiuto offerto in questi giorni! Grazie fratelli e sorelle!”.
L’uomo schiavo della libertà
Il brano letto prima della Catechesi del Santo Padre è tratto dalla prima lettera di San Pietro (cfr 1 Pt 1,18-21) e parla della misericordia di Dio che si attua nella Redenzione. La parola “redenzione”, ha spiegato il Papa, è poco usata “eppure è fondamentale perché indica la più radicale liberazione che Dio poteva compiere per noi, per tutta l’umanità e per l’intera creazione”.
“Quante illusioni vengono vendute sotto il pretesto della libertà e quante nuove schiavitù si creano ai nostri giorni in nome di una falsa libertà! Tanti, tanti schiavi: «Io faccio questo perché voglio farlo, io prendo la droga perché mi piace, sono libero, io faccio quell’altro». Sono schiavi! Diventano schiavi in nome della libertà. Tutti noi abbiamo visto persone del genere che alla fine finiscono per terra. Abbiamo bisogno che Dio ci liberi da ogni forma di indifferenza, di egoismo e di autosufficienza”.
La vita ci mette alla prova, e soffriamo, ma...
Facendosi uno di noi, il Signore Gesù non solo assume la nostra condizione umana, ma ci innalza alla possibilità di essere figli di Dio: “Con la sua morte e risurrezione Gesù Cristo, Agnello senza macchia, ha vinto la morte e il peccato per liberarci dal loro dominio. Lui è l’Agnello che è stato sacrificato per noi, perché noi potessimo ricevere una nuova vita fatta di perdono, di amore e di gioia. Belle queste tre parole: perdono, amore e gioia. Tutto ciò che Lui ha assunto è stato anche redento, liberato e salvato”.
Certo, è vero che la vita ci mette alla prova e a volte soffriamo per questo. Tuttavia, in questi momenti siamo invitati a puntare lo sguardo su Gesù crocifisso che soffre per noi e con noi, come prova certa che Dio non ci abbandona. “Non dimentichiamo mai - ha raccomandato Papa Francesco - che nelle angustie e nelle persecuzioni, come nei dolori quotidiani siamo sempre liberati dalla mano misericordiosa di Dio che ci solleva a sé e ci conduce a una vita nuova”.
L’amore di Dio è sconfinato
“Possiamo scoprire segni sempre nuovi che indicano la sua attenzione nei nostri confronti e soprattutto la sua volontà di raggiungerci e di precederci. Tutta la nostra vita, pur segnata dalla fragilità del peccato, è posta sotto lo sguardo di Dio che ci ama”. Quante pagine della Sacra Scrittura ci parlano della presenza, della vicinanza e della tenerezza di Dio per ogni uomo, “specialmente per i piccoli, i poveri e i tribolati!”. “Dio ha una grande tenerezza, un grande amore per i piccoli, per i più deboli, per gli scartati della società. Più noi siamo nel bisogno, più il suo sguardo su di noi si riempie di misericordia”. Egli prova una compassione pietosa nei nostri riguardi perché conosce le nostre debolezze: “Conosce i nostri peccati e ci perdona; perdona sempre! È tanto buono, è tanto buono il nostro Padre”.
Con il Signore è la misericordia
L’Udienza Giubilare si conclude con la recita di un versetto del Salmo 130: “Con il Signore è la misericordia e grande è con Lui la redenzione”. “Non sono solo parole - ha commentato Francesco, che ha invitato i fedeli a ripetere ad alta voce il Salmo - è vita vera”. “Ripetiamo tutti insieme: con il Signore è la misericordia e grande è con Lui la redenzione”.
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