Papa: Non c’è cosa più bella. La speranza non delude
All’Udienza Generale la Catechesi di Papa Francesco dedicata alla figura di Abramo: lamentarsi con il Signore è un modo di pregare
La speranza apre nuovi orizzonti, rende capaci di sognare ciò che non è neppure immaginabile; fa entrare nel buio di un futuro incerto per camminare nella luce. Ma la fede non è “solo silenzio che tutto accetta senza replicare”, la speranza non è “certezza che ti mette al sicuro dal dubbio e dalla perplessità”. Fede è anche “lottare con Dio, mostrargli la nostra amarezza, senza pie finzioni”. Queste le parole del Papa, che oggi, all’Udienza Generale, ci ha fatto riflettere sulla figura di Abramo che fu “saldo nella speranza contro ogni speranza” (Rm 4,18).
Anche quando non c’è speranza, io spero
Quello di Abramo è davvero un “fidarsi sperando contro ogni speranza”, tanto era inverosimile quello che il Signore gli stava annunciando. Dio gli promette un figlio, ma il patriarca era anziano “aveva quasi cento anni” e sua moglie era sterile. Nonostante tutto Abramo si mette in cammino, sperando in questo “impossibile” figlio che Dio avrebbe dovuto donargli.
Abramo crede e la sua fede si apre ad una speranza in apparenza irragionevole: “la capacità di andare al di là dei ragionamenti umani, della saggezza e della prudenza del mondo, al di là di ciò che è normalmente ritenuto buonsenso, per credere nell’impossibile”.
Ma anche per Abramo viene il momento della crisi di sconforto: “Si è fidato, ha lasciato la sua casa, la sua terra, i suoi amici, … Tutto. È partito, è arrivato nel paese che Dio gli aveva indicato, il tempo è passato. In quel tempo fare un viaggio così non era come oggi, con gli aerei - in poche ore si fa - ; ci volevano mesi, anni! Il tempo è passato, ma il figlio non viene, il grembo di Sara rimane chiuso nella sua sterilità”.
Lamentarsi con il Signore è un modo di pregare
La scena si svolge di notte, fuori è buio, ma anche nel cuore di Abramo c’è il buio della delusione, dello scoraggiamento, della difficoltà nel continuare a sperare in qualcosa di impossibile. Ormai il patriarca è troppo avanti negli anni, sembra non ci sia più tempo per un figlio, e sarà un servo a subentrare ereditando tutto.
“E Abramo - ha commentato il Papa - non dico che perda la pazienza, ma si lamenta con il Signore”. Lamentarsi con il Signore è un modo di pregare. “Alle volte sento, quando confesso: «Mi sono lamentato con il Signore …», ed io rispondo: «Ma no! Lamentati, Lui è padre!». E questo è un modo di pregare: lamentati con il Signore, questo è buono”.
Abramo si sente solo “è vecchio e stanco, la morte incombe”. Si lamenta con il Signore e dice: “Signore Dio, io me ne vado senza figli. [...] Ecco, a me non hai dato discendenza e un mio servo sarà mio erede”. Dio, anche se è lì presente e parla con lui, è come se ormai si fosse allontanato, come se non avesse tenuto fede alla sua parola. Come continuare a fidarsi?
Eppure, già questo suo lamentarsi è una forma di fede, è una preghiera. Nonostante tutto, Abramo continua a credere in Dio e a sperare che qualcosa ancora potrebbe accadere. “Altrimenti, perché interpellare il Signore, lagnarsi con Lui, richiamarlo alle sue promesse?”.
Continuare a credere e a sperare
Nella fede, Abramo si rivolge a Dio “perché lo aiuti a continuare a sperare”. “È curioso, non chiede un figlio”. Chiede: “Aiutami a continuare a sperare”, la preghiera di avere speranza. E il Signore risponde insistendo con la sua inverosimile promessa: “Non sarà un servo l’erede, ma proprio un figlio, nato da Abramo, generato da lui”. Niente è cambiato, da parte di Dio.
Quel segno che Dio dona ad Abramo è una richiesta di continuare a credere e a sperare: “Guarda in cielo e conta le stelle […] Tale sarà la tua discendenza” (Gen 15,5). È ancora una promessa, è ancora qualcosa da aspettare per il futuro. Dio porta fuori Abramo dalla tenda, in realtà dalle sue visioni ristrette, e gli mostra le stelle. Per credere, è necessario saper vedere con gli occhi della fede: “sono solo stelle, che tutti possono vedere, ma per Abramo devono diventare il segno della fedeltà di Dio”.
È questa la fede, questo il cammino della speranza che ognuno di noi deve percorrere. “Se anche a noi rimane come unica possibilità quella di guardare le stelle - ha concluso il Papa - allora è tempo di fidarci di Dio. Non c’è cosa più bella. La speranza non delude”.
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