«I nostri piccoli fratelli sono esposti a tanti pericoli»
Domenica 15 gennaio 2017, 103ª Giornata mondiale del migrante e del rifugiato, all’Angelus Papa Francesco parla dei «Migranti minorenni, vulnerabili e senza voce»
Cresce il numero dei bambini e ragazzini che tentano di raggiungere l’Europa o altre terre. Per loro «è necessario adottare ogni possibile misura per garantire la protezione, la difesa, l’integrazione». In piazza San Pietro, tra la folla, sono presenti molti esponenti di tante comunità etniche, in particolare cattoliche. L’integrazione, il rispetto reciproco, il confronto tra culture sono aspetti fondamentali di tutte le società, come dice il Papa: «Cari amici, vi auguro di vivere serenamente nelle località che vi accolgono, rispettandone le leggi e le tradizioni e custodendo i valori delle vostre culture di origine. L’incontro di varie culture è sempre un arricchimento per tutti».
L'esempio di Santa Francesca Saverio Cabrini - Bergoglio ringrazia l’Ufficio Migrantes e quanti lavorano per accogliere e accompagnare i migranti nelle loro difficoltà. Incoraggia «a proseguire in questa opera ricordando l’esempio di santa Francesca Saverio Cabrini, patrona dei migranti» di cui quest’anno ricorre il centenario della morte: «Questa suora coraggiosa dedicò la vita a portare l’amore di Cristo a quanti erano lontani dalla patria e dalla famiglia. La sua testimonianza ci aiuti a prenderci cura del fratello forestiero, nel quale è presente Gesù, spesso sofferente, rifiutato e umiliato». Con le consorelle la Cabrini fu tra le prime religiose a occuparsi agli emigranti italiani in America a fine Ottocento. Nel 1950 è stata proclamata da Pio XII «patrona degli emigranti».
La Chiesa è chiamata ad annunciare Cristo – Il Pontefice ricorda le parole di Giovanni il Battista che annunciò Gesù: «Ecco l’agnello di Dio, colui che toglie il peccato del mondo». Una «scena decisiva per la nostra fede e per la missione della Chiesa che, in ogni tempo, è chiamata a fare quello che fece Giovanni il Battista: indicare Gesù presente tra la gente. È Gesù l’unico Salvatore».Ma guai se la Chiesa annuncia se stessa, «perde la bussola, non sa dove va. La Chiesa annuncia Cristo. Non porta se stessa ma porta Cristo».
L’Italia torna a essere terra di emigrazione, soprattutto dei giovani che cercano migliori opportunità di vita e di lavoro, ed è terra di nuovi arrivi. Secondo i dati di Caritas e «Fondazione Migrantes», sui 5 milioni di immigrati presenti in Italia, oltre un milione sono minori. Nel 2016, anno di maggior arrivo di immigrati (181 mila) il numero dei minori non accompagnati è più che raddoppiato da 12 mila a 26 mila. Nei primi sei mesi del 2016, 5.222 minori stranieri non accompagnati sono scomparsi, non esistono più, non si sa che fine hanno fatto, se sono vivi, morti, se sono sfruttati. La Regione che accoglie più immigrati in assoluto è la Lombardia con 23 mila; poi il Lazio con 15 mila. Ma guardando al numero degli abitanti, è il Molise la Regione più accogliente: 11 immigrati su 1.000 abitanti, poi Basilicata, Friuli-Venezia Giulia e Calabria. La Lombardia si attesta tra le ultime con 2,3 migranti su 1.000 abitanti.
Protocollo di intesa per nuovi corridoi umanitari – Il 12 gennaio 2017 è stato firmato al Viminale il protocollo di intesa per l’apertura di nuovi corridori umanitari che permetteranno l’arrivo in Italia, nei prossimi mesi, di 500 profughi eritrei, somali e sud-sudanesi, fuggiti dai loro Paesi per i conflitti. Nel Corno d’Africa l’Etiopia è il Paese che accoglie il maggior numero di rifugiati in Africa, più di 670.000 persone.
A siglare il protocollo di intesa quattro soggetti. I promotori: la Conferenza episcopale Italiana, che agirà attraverso la Caritas e la «Fondazione Migrantes», con il segretario mons. Nunzio Galantino; la Comunità di Sant’Egidio con il presidente Marco Impagliazzo. Per lo Stato italiano: il sottosegretario all’Interno Domenico Manzione e il direttore delle politiche migratorie della Farnesina, Cristina Ravaglia. Dichiara mons. Galantino: «Troppo spesso ci troviamo a piangere le vittime dei naufragi in mare, senza avere il coraggio di provare a cambiare le cose: questo protocollo consentirà un ingresso legale e sicuro a donne, uomini e bambini che vivono da anni nei campi profughi etiopi in condizioni di grande precarietà. La Chiesa Italiana si impegna nella realizzazione del progetto facendosene interamente carico – grazie ai fondi 8 per mille – senza oneri per lo Stato. Attraverso le diocesi accompagnerà un processo di integrazione ed inclusione nella società italiana». Andrea Riccardi, fondatore della Comunità di Sant’Egidio, commenta: «L’accordo, che siamo felici di realizzare con la Cei, risponde al desiderio di molti italiani di salvare vite umane dai viaggi della disperazione, un progetto che offre a chi fugge dalle guerre l’accoglienza e un programma di integrazione. L’Europa, tentata dai muri come scorciatoia per risolvere i suoi problemi, guardi a questo modello di sinergia tra Stato e società civile replicabile altri Paesi».
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