Chiesa cattolica e anglicani, le tappe di un percorso ecumenico
La lunga marcia verso la riconciliazione
Visita storica domenica 26 febbraio 2017: Papa Francesco entra nella chiesa anglicana «All Saints, Tutti i santi, Ognissanti» di Roma in via del Babuino 153, la più grande comunità anglicana in Italia. E forse Francesco farà un viaggio ecumenico nel martoriato Sud Sudan, uno dei Paesi più poveri del mondo.
Cattolici e anglicani vogliono camminare insieme senza i sospetti, la diffidenza e l’ostilità del passato. Dice Bergoglio: «Diventare umili, riconoscersi bisognosi di Dio, mendicanti di misericordia è il punto di partenza. Se riconosciamo la nostra debolezza e chiediamo perdono, la misericordia risanatrice di Dio risplenderà in noi e fuori di noi». Su queste basi i cristiani sono chiamati a camminare insieme: «Dove ci si unisce nel nome di Gesù egli è lì e chiama a spendersi per l’unità e per l’amore». Poi il Papa risponde alle domande spontanee dei fedeli.
I RAPPORTI CATTOLICI-ANGLICANI - «I rapporti tra cattolici e anglicani oggi sono buoni, come fratelli. Questo è importante, ma strappare un pezzo di storia e portarlo come se fosse un’icona dei rapporti non è giusto. Un fatto storico deve essere letto nell’ermeneutica di quel momento, non con un’altra ermeneutica. Ma è vero che ci sono state cose brutte. Oggi va meglio. Camminiamo e andiamo avanti insieme. Dobbiamo continuare su questo».
TAPPE DEL DIALOGO ECUMENICO – «Confronto teologico e azione sociale sono ambedue sono importanti. Non si può fare il dialogo ecumenico da fermi, si fa in cammino perché il dialogo è cammino e le cose teologiche si discutono in cammino. Nel frattempo ci aiutiamo un l’altro nelle necessità, nella vita e spiritualmente. Si deve cercare il dialogo teologico per cercare anche le radici, sui Sacramenti, su tante cose non siamo ancora d’accordo. Questo non si può fare in laboratorio, si deve fare camminando».
«VENGA NEL SUD SUDAN» - «Le giovani Chiese del Sud del mondo hanno una vitalità diversa, perché sono giovani. Per esempio, sto studiando, i miei collaboratori stanno studiando la possibilità di un viaggio in Sud Sudan. Sono venuti da me i vescovi anglicano, presbiteriano e cattolico a dirmi: “Per favore, venga in Sud Sudan, solo una giornata, ma non venga solo, venga con Justin Welby”, arcivescovo di Canterbury e primate della Comunione anglicana. Dalle giovani Chiese arriva questa creatività. Stiamo pensando se si può fare, anche se la situazione è troppo brutta. Ma lo dobbiamo fare, perché vogliono la pace e lavorano insieme per la pace».
COLLABORAZIONE TEOLOGICA – La visita avviene quattro mesi dopo la firma, il 5 ottobre 2016, tra Francesco e Welby, nella chiesa dei santi Andrea e Gregorio al Monte Celio di Roma, della dichiarazione comune sulla volontà di superare gli ostacoli dottrinali e proseguire nel dialogo: «Possiamo e dobbiamo essere uniti nella causa comune di difendere la dignità di tutti gli uomini». Manifesta la volontà di andare oltre gli ostacoli e il desiderio che il cammino ecumenico sia teologico e pratico: cura del Creato, carità, pace.
DISGELO CON PAPA GIOVANNI E FISHER – «Santità, sono quattro secoli che non ci vediamo», disse - secondo i testimoni - il dottor Geoffrey Francis Fisher, arcivescovo di Canterbury e primate della Comunione anglicana, entrando nella biblioteca privata dell'appartamento pontificio dove lo attendeva un sorridente Papa Giovanni. Quello del 2 dicembre 1960 fu un incontro strettamente privato e «di cortesia», il primo - dallo scisma di Enrico VIII consumato tra il 1531 e 1538 - tra il Papa di Roma e il capo degli anglicani. Ma la Segreteria di Stato volle mettere il silenziatore a una visita che si svolse in un clima di cordialità con un cerimoniale ridotto all'osso, tanto che non ci fu una foto né un comunicato, e nelle biografie di Roncalli non è neppure citato. La visita di Fisher rompe il ghiaccio. Sei anni dopo, il 23 marzo 1966, il nuovo arcivescovo di Canterbury, dottor Michael Ramsey, incontra Paolo VI in Vaticano e il giorno dopo, nella basilica di San Paolo fuori le mura, sottoscrive con il Papa una «dichiarazione comune» che segna l'inizio del dialogo teologico e istituisce una Commissione mista. Il 28 aprile 1977 è a Roma il primate Donald Coggan. Giovanni Paolo II e il dottor Robert Runcie si incontrano il 9 maggio 1980 in Ghana; il 29 maggio 1982 nella Cattedrale di Canterbury la prima visita di un Pontefice al tempio simbolo dell’Anglicanesimo; nel 1989 a Roma pregano insieme; e ancora nel 2000 a Roma per il grande Giubileo. Benedetto XVI torna in Gran Bretagna nel settembre 2010, visita l’abbazia di Westminster a Londra, il 19 settembre 2010 beatifica John Henry Neuman.
PUNTI DI ACCORDO E DI DISACCORDO - La visita di Francesco rientra nelle celebrazioni per i 200 anni della chiesa anglicana di Roma. Nel 2002 è cominciata la collaborazione tra la chiesa anglicana All Saints e la parrocchia cattolica di Ognissanti di via Appia Nuova, affidata agli orionini. Il parroco don Francesco Mazzitelli spiega: «Luigi Orione, il nostro santo fondatore, ci ha trasmesso l’ecumenismo della carità. Partendo da questo è nato il gemellaggio che in 15 anni ci ha visto collaborare a diverse iniziative. All Saints ha contribuito alla realizzazione, nella nostra parrocchia, della casa di accoglienza “Don Orione” che ospita 20 donne senza fissa dimora». Su molte questioni – a esempio il rifiuto del matrimonio sacramento agli omosessuali - cattolici e anglicani sono d’accordo. Sono invece profondamente divise sul sacerdozio e sull’episcopato alle donne: per gli anglicani è un segno dei tempi, per i cattolici è una patente disobbedienza alla volontà di Cristo. Merita far sapere ai laicisti di casa nostra che: in Gran Bretagna l’Anglicanesimo è religione di Stato, il capo ufficiale della Chiesa è la regina, lo Stato si arroga il diritto di approvare o meno la nomina dei vescovi, gli arcivescovi siedono di diritto alla Camera dei Lord. Tutte cose che nella cattolica e «bigotta» Italia non succedono.
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