Centralità dell'uomo e dignità sociale per combattere il terrore
Il discorso del Pontefice ai 182 ambasciatori in Vaticano
La follia omicida del terrorismo; l’impegno delle religioni per la pace; la promozione del disarmo; l’emergenza migratoria; una tregua seria in Siria; la difesa del Creato. Sono temi forti affrontati da Papa Francesco nel lungo e appassionato discorso al Corpo diplomatico il 9 gennaio 2017. La voce del Papa sulle più grandi questioni internazionali è sempre più ascoltata come guida morale e rappresentante di una fede diffusissima in tutto il mondo. I Papi del XX-XXI secolo hanno posto e pongono sempre più attenzione ai problemi del mondo, al di là di una visione confessionale. Ciò rende quella del Papa una delle pochissime voci che hanno una proiezione globale.
La pace un dono, una sfida, un impegno – Cento anni fa Benedetto XV, il 1° agosto 1917, definì la prima guerra mondiale «un’inutile strage». Francesco si concentra sul tema della pace che per popoli è «un lontano miraggio. Spesso siamo sopraffatti da immagini di morte, dal dolore di innocenti, persone che fuggono dalla guerra, migranti che periscono tragicamente». Quindi «esprimo il vivo convincimento che ogni espressione religiosa sia chiamata a promuovere la pace». Non mancano «violenze religiosamente motivate» ma l’incontro di Francesco a L’Avana con il Patriarca Kirill di Mosca (12 febbraio 2016) e quello con il mondo luterano a Lund in Svezia (31 ottobre 2016) richiamano «l’urgente bisogno di sanare le ferite del passato e camminare insieme verso mete comuni».
No alla follia omicida del terrorismo che abusa del nome di Dio – Condanna con voce vibrante «il terrorismo di matrice fondamentalista, una follia omicida che abusa del nome di Dio per disseminare morte, nel tentativo di affermare una volontà di dominio e potere. Faccio appello a tutte le autorità religiose perché siano unite nel ribadire con forza che non si può mai uccidere nel nome di Dio. Il terrorismo fondamentalista è frutto di una grave miseria spirituale, alla quale è sovente connessa anche una notevole povertà sociale. Potrà essere sconfitto solo con il comune contributo dei capi religiosi e politici». Chiede che sia rispettato «il diritto alla libertà religiosa» e di contrastare povertà, disagio sociale, ingiustizie che «divengono terreno per i fondamentalismi e le guerre».
Problema migratorio: la prudenza non significa chiusura - Un approccio prudente non può significare «politiche di chiusura» verso gli immigrati: «Non si può ridurre la drammatica crisi a un semplice conteggio numerico, è una questione che non può lasciare indifferenti mentre alcuni Paesi fanno fronte a un’emergenza che non sembra aver fine. Tutti dovrebbero sentirsi costruttori e concorrenti al bene comune». Bergoglio ringrazia «i tanti Paesi che con generosità accolgono quanti sono nel bisogno a partire dai diversi Stati europei: Italia, Germania, Grecia, Svezia». Il viaggio di Francesco con il Patriarca Bartolomeo di Costantinopoli a Lesbo (16 aprile 2016) ha testimoniato vicinanza ai profughi ma migliaia di migranti dell’America Centrale patiscono «terribili ingiustizie» e sono spesso vittime della «tratta».
Un serio negoziato di pace per la Siria – I bambini e ai giovani siriani, vittime dell’egoismo e della violenza degli adulti. Per fermare questa «sciagura umanitaria», ciascuna delle parti «deve ritenere prioritario il rispetto del diritto umanitario internazionale, garantendo la protezione dei civili e l’assistenza alla popolazione. Il comune auspicio è che la tregua possa essere un segno di speranza per il popolo siriano, che ne ha profonda necessità».
Israeliani e palestinesi il coraggio di costruire la pace - Esprime «sconcerto» per gli esperimenti nucleari della Corea del Nord. con Giovanni XXIII («Pacem in terris», 11 aprile 1962) chiede di mettere al bando le armi nucleari». Denuncia le derive ideologiche che fomentano il disprezzo e l’odio. Elogia la riconciliazione tra Cuba e Stati Uniti e in Colombia tra lo Stato e i maoisti delle Farc. Chiede lo stesso coraggio per la pacificazione in Venezuela e in Medio Oriente. Rinnova «un pressante appello affinché riprenda il dialogo fra Israeliani e Palestinesi e si giunga a una soluzione stabile e duratura che garantisca la pacifica coesistenza di due Stati all’interno di confini internazionalmente riconosciuti. Israeliani e palestinesi, tutto il Medio Oriente ha urgente bisogno di pace», come Libia, Iraq, Centrafrica, Congo, Ucraina, Sudan.
L’Europa vinca le spinte disgregatrici – Il Vecchio Continente riscopra «le proprie radici per poter plasmare il proprio futuro: di fronte alle spinte disgregatrici è quanto mai urgente aggiornare l’idea di Europa per dare alla luce un nuovo umanesimo basato sulle capacità di integrare, dialogare e generare. Il processo di unificazione è stato e continua a essere un’occasione di stabilità, pace, solidarietà tra i popoli».
Il popolo italiano sia unito da uno spirito di solidarietà - Riferendosi all’accordo di Parigi sul clima (1° dicembre 2016) auspica che lo sforzo «per fronteggiare i cambiamenti climatici trovi una sempre più vasta cooperazione di tutti, poiché la Terra è la nostra casa comune». Ricorda i popoli colpiti dai terremoti Ecuador, Indonesia, Italia: «Auspico che la solidarietà che ha unito il caro popolo italiano dopo il terremoto, continui ad animare la Nazione, in questo tempo delicato della sua storia. Santa Sede e Italia sono legate da ovvie motivazioni». Cita Paolo VI e l’enciclica «Populorum progresssio» (26 marzo 1967) di 50 anni fa. Assicura l’impegno«per porre fine ai conflitti e dare sostegno e speranza alle popolazioni che soffrono».
182 Stati hanno relazioni diplomatiche con la Santa Sede - L’ultimo è la Repubblica islamica di Mauritania. Le Cancellerie di ambasciata con sede a Roma sono 88 incluse Unione Europea, Ordine di Malta, Palestina dopo l’entrata in vigore dell’accordo del 26 giugno 2015, Malesia, Lega degli Stati Arabi, Organizzazione Internazionale per le Migrazioni, Commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati. Nel 2016 la Santa Sede ha firmato accordi quadro: su materie di comune interesse con la Repubblica Democratica del Congo e con la Repubblica Centrafricana; sullo statuto giuridico della Chiesa cattolica in Benin e a Timor-Leste; è entrata in vigore la convenzione Santa Sede-Governo italiano in materia fiscale; è stato siglato un memorandum tra Santa Sede ed Emirati Arabi Uniti. Il 19 settembre 2016 la Santa Sede ha aderito alla convenzione Onu contro la corruzione.
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