Francesco ringrazia e sprona i Domenicani
Il racconto di una celebrazione davvero storica che Papa Francesco ha presieduto domenica 22 gennaio nella Basilica di San Giovanni in Laterano al termine dell'ottavo centenario dell'ordine
Eravamo davvero tanti. Con la gioia di rivedere e riabbracciare confratelli e consorelle lontani e l’occasione di conoscerne altri, frati, monache, laici e suore. Tutti insieme, raccolti attorno a Papa Francesco per la chiusura del Giubileo per gli 800 della confermazione dell’Ordine dei frati predicatori che, per noi, direi, è stata una grazia doppia visto che ha coinciso con l’Anno santo della Misericordia. E davvero non poteva esserci un’assonanza migliore, visto che davvero si può dire che il nostro ordine è nato dalla misericordia, quella di San Domenico per le persone più smarrite e infelici, quelle che, oltre alla miseria materiale, erano in preda a quella spirituale e morale.
Fu per questo che Domenico decise di fondare il nostro ordine: per la salvezza delle anime e la predicazione del Vangelo. Sabato scorso, alla fine di un anno di preghiere, incontri, iniziative per ripensare agli 800 anni passati e a quelli che abbiamo ancora davanti, ci siamo trovati nella Basilica di San Giovanni in Laterano. Non ho potuto non pensare alla gioia che San Domenico nostro padre avrà provato nel vedere i suoi figli raccolti attorno al Santo Padre, davvero in medio ecclesiae, nel cuore della Chiesa e in quella che è la chiesa madre di tutte le chiese del mondo, la stessa che, in sogno Papa Innocenzo III vide crollare e che sarebbe rovinata a terra se non ci fosse stato Domenico a sorreggerla. Quel sogno fece capire al Papa che quei primi frati predicatori avrebbero sorretto la Chiesa e portato nel mondo la luce del Vangelo e della verità, come, con un altro carisma e in altri modi, avrebbero fatto anche i figli di San Francesco. Nel corso della sua omelia Papa Francesco ha ricordato l’importanza di essere luce e sale, come discepoli di Gesù e l’esortazione a Timoteo rivolta da San Paolo: «insisti», «ammonisci», «rimprovera», «esorta», «vigila», «sopporta le conseguenze». Di fronte ad un concetto di verità sempre meno univoco, in una “società liquida”, la risposta della Chiesa è sempre la stessa, costruita sulla roccia della fede e non sulla sabbia delle cose vane. Su questo e altro abbiamo riflettuto tornando in convento, con la gratitudine al Signore per quest’anno che, per me, ha portato anche la professione semplice (che dura tre anni) nella nostra Basilica di San Domenico a Bologna, l’inizio degli studi di filosofia e teologia e la vita in in una nuova comunità che mi ha accolto con fraternità e affetto nel seguire Gesù. Con Domenico. In medio ecclesiae.
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