Una alleanza culturale e sociale per contenere e convivere con le malattie psichiche
A Torino, presso il salone della Parrocchia di Sant'Anna, si è svolto il convegno diocesano per la Salute Mentale "Il dolore della mente" (foto gallery dal convegno)
Una mattina intensa. Un pubblico attento e partecipe. Operatori sanitari, medici, psichiatri, operatori pastorali, famiglie era composta, in gran parte da queste persone, la platea che ha seguito il convegno promosso dagli uffici diocesani Caritas e Salute e dal Tavolo diocesano Salute Mentale in collaborazione con Parrocchia S.Anna e U.P. 9 Ai partecipanti sono andati anche tre crediti ECM per tutte le professioni sanitarie.
Il convegno è tappa di un cammino che la Chiesa torinese sta portando avanti dal 2006, con la nascita del Tavolo diocesano Salute mentale (coordinato dagli Uffici Pastorale della Salute e Caritas), per porre al centro le situazioni di fragilità dei malati psichici e «per dare una risposta concreta alle tante persone e alle loro famiglie – aveva sottolineato l’Arcivescovo mons. Nosiglia nella scorsa Giornata mondiale del Malato – che ci interpellano e ci sollecitano chiedendo un accompagnamento umano e spirituale, competente ed efficace».
E sia nell'introduzione di don Paolo Fini, direttore della Pastorale della Salute sia nella articolata e preziosa relazione del prof. Pier Maria Furlan, psichiatra e preside della Facoltà di Medicina di Torino, sul «concetto di salute mentale: storia ed evoluzione» è emersa la necessità di fare sistema umano, famigliare e sociale perchè il disagio mentale, le malattie psichiche sono oggi una realtà diffusa e molto presente e serve andare oltre lo stigma e l'indifferenza che pervadono, anche oggi in una società molto individualista e chiusa, la capacità di sostegno, aiuto e condivisione.
Interessante la tavola rotonda con i giornalisti Matteo Spicuglia, del Tg3 regionale del Piemonte, Maria Teresa Martinengo de La Stampa e Lara Reale giornalista del sito della Diocesi di Torino, introdotto dalla ricerca, appassionata e documentata, del ruolo dei mass media e il disagio psichico realizzata dal prof. Furlan.
Il docente protagonista nella sua vita professionale di un lavoro profondo di rinnovamento della psichiatria ha lodato il ruolo di quei giornalisti e giornali che tra gli anni Sessanta e Ottanta riuscirono, con inchieste e reportages coraggiosi, ha denunciare la piaga dei manicomi sostenendo il lavoro di Basaglia e del movimento di rinnovamento umano della cura della malattia mentale che porto alla legge 180 del 13 maggio 1978.
Da allora tutto è mutato in meglio, ma tante sono state le ombre: la mancanza di risorse, l'incapacità di coinvolgimento della comunità civile ad assumere un progetto di inclusione e, come è stato riscontrato, spesso l'abbandono e la sofferenza delle famiglie di persone affette da questi disturbi psichici. Eppure nelle parole dei giornalisti si è rilevato un tentativo di andare oltre la superficie e nella complessità del fenomeno, portare la questione ad un livello di consapevolezza e conoscenza diffuso, in un rapporto vero tra informatore e informato.
Ricca di spunti anche la seconda sessione del convegno, moderata da Ivan Raimondi, vice direttore Ufficio Pastorale Salute, che a affrontato il tema «Dai mass media al territorio: come promuovere la salute mentale?»
molto apprezzati gli interventi degli operati sul campo: Vilma Xocco, direttore Dipartimento Salute mentale Asl To1, Ivan Andreis della Caritas diocesana e Angelo Crea, psicoterapeuta e responsabile del progetto di inserimento lavorativo «Il Mattarello» di Vercelli.
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