Tu sei mio fratello: famiglie, giovani e poveri il messaggio di Nosiglia alla città
Nel cuore della città laica, nella casa dei giornalisti il messaggio alla città in occasione della festa di San Giovanni
Nel solco della tradizione sociale e di fraternità condivisa che affonda le radici nella storia profonda della Torino di due secoli e anche attuale, richiamadosi ad illustri precedessori in particolare al cardinale Pellegrino con la pastorale della Camminare Insieme", mons. Nosiglia non ha dimenticato chi soffre e è rimasto indietro e dunque deve essere accolto perchè è il Vangelo che ci invita a farlo per sentirsi più umani.
Famiglia, giovani, poveri sono le tre grandi “aree” di impegno, legate dal “filo rosso della fraternità”, indicate da monsignor Cesare Nosiglia, arcivescovo di Torino. “La famiglia è il punto di riferimento naturale di ogni società e di ogni cultura”, l’ambito “in cui si sviluppa, nella dimensione del gratuito, l’educazione alla fraternità”, eppure “non fa mai notizia. Si preferisce guardare a certe situazioni eccezionali piuttosto che aiutarci reciprocamente a riflettere sull’ordinario, sulla vita quotidiana di tantissime famiglie”.
Di qui la richiesta di “attenzioni, anche politiche”. Per il mondo giovanile Nosiglia chiede di “ricostruire i ponti fra le generazioni, soprattutto in una città come la nostra che oggi è chiamata a disegnare gli anni futuri”. È proprio questo sforzo di ‘fare le cose insieme, di pensare insieme’ – spiega – il fondamento della fraternità che cerchiamo e a cui io invito la città intera”. Quindi i poveri: famiglie e singoli che hanno perso il lavoro, senza dimora, giovani in cerca di occupazione, immigrati e rifugiati, anziani malati e disabili: “la dimensione più importante”.
“Non illudiamoci del nostro benessere, non culliamoci nelle nostre sicurezze”, il monito del presule. “Se non siamo capaci di tenere nel nostro orizzonte i poveri” i nostri progetti “non potranno riuscire”. È dunque necessario “reagire e trovare vie di convergenza non solo sul piano delle infrastrutture o di eventi cittadini promossi al centro, ma impegnandosi insieme sulla via della formazione etica e civica di ciascuno con l’apporto corresponsabile di tutte le componenti religiose, sociali, politiche, economiche e culturali di cui è ricca la città”. A questo, assicura, “serve” la fraternità, “cementare insieme questa unità non solo di intenti, ma di realizzazioni concrete e necessarie di cui tutti e ciascuno si assumono la responsabilità”.
Incalzato dalle domande dei giornalisti, concentrati sui risultati elettorali con l'ingresso a palazzo civico di Chiara Appendino, mons. Nosiglia ha saggiamente risposto che "non dipendete da chi in questo momento e nei prossimi anni guiderà la città ma da come la guiderà".
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