Riparte l'Agorà del sociale, giovani protagonisti
Il 19 novembre nuova tappa dell'Agorà del sociale con al centro i giovani. Il richiamo dell'Arcivescovo Nosiglia ai rappresentanti delle istituzioni politiche ed economiche
L’appuntamento è per sabato 19 novembre: la nuova tappa dell’Agorà del sociale sarà dedicata ai giovani. Anzi, avrà i giovani come protagonisti. È l’impegno preso dall’Arcivescovo durante il recente incontro della «cabina di regia», il gruppo che vede riunite le principali istituzioni della Città di Torino e della Regione insieme con le organizzazioni imprenditoriali e sindacali, i rappresentanti del terzo settore e gli esperti che hanno costruito, in questi anni, il cammino dell’Agorà.
La riunione della cabina di regia è stata anche l’occasione per avviare la conoscenza e il dialogo con alcuni dei nuovi amministratori della Città di Torino (assessori e funzionari), che hanno partecipato alla riunione di mercoledì scorso al santuario della Consolata. Presenti anche i responsabili degli uffici di Curia dell’area sociale e dei settori interessati alla Pastorale giovanile.
L’obiettivo sui giovani sarà l’occasione per presentare e discutere le esperienze raccolte dall’Arcivescovo lungo quest’ultimo anno: nelle Visite pastorali, come negli incontri con le comunità del territorio diocesano, mons. Nosiglia ha avuto modo di ascoltare centinaia di giovani e adulti, e raccogliere un ricco «quaderno» di proposte, segnalazioni di problemi, letture della realtà di un territorio che, come quello torinese, continua a pagare il prezzo più alto di una crisi non solo economica ma sociale e culturale. I risultati degli incontri dell’Arcivescovo sono stati raccolti, a cura della Pastorale del lavoro, in un «libro bianco» che servirà da traccia per proseguire il lavoro.
I giovani sono al centro di tutte le strategie dell’Agorà. Il «protocollo» che ha concluso la prima fase (settembre 2014) indicava infatti nella formazione, in un nuovo welfare e soprattutto nell’impegno per il lavoro i tre pilastri per la costruzione di una città «nuova» e per evitare la prospettiva del declino e della marginalità. La condizione giovanile nel territorio torinese è fra le più difficili (altissima percentuale di disoccupazione, crescita dei «neet», i ragazzi che non studiano né lavorano). Ma questo significa che il futuro stesso del nostro territorio è a rischio, se non è in grado di trovare vie nuove per uscire dall’impasse. La Chiesa ha vissuto in modo forte e appassionato l’attenzione ai giovani (anche con la celebrazione di un «Sinodo» da loro condotto) e continua a essere, con l’Agorà e non solo, in prima linea. Ora si tratta di individuare alcune priorità «operative», su cui possano convergere le attenzioni e l’impegno dei giovani stessi, delle istituzioni e delle agenzie sociali.
"Torino, come il Piemonte - sottolinea l'Arcivescovo mons. Nosiglia - vanta il più alto tasso di disoccupazione giovanile fra le città del centro-nord (duecentomila giovani senza lavoro o con lavori saltuari). A rendere ancora più preoccupante la situazione ci ha pensato l’ISTAT rendendo pubblici i dati allarmanti sull’aumento della povertà tra i minori di diciassette anni. Nel documento di programmazione economica del Governo su duecento pagine una sola è dedicata ai giovani e poche righe al tema del lavoro. Tutto ciò mi conferma che la più estesa periferia del nostro territorio è oggi quella giovanile. Certo ci sono delle realtà di eccellenza industriale che aprono le loro porte ai giovani qualificati, ma i tanti “non eccellenti” restano fuori dal mondo del lavoro. Una politica che non si impegna a prendere concretamente e all’unisono questo problema rischia di condurre la nostra nazione a diversi primati negativi dalle gravi conseguenze: da quello della diminuzione crescente delle nascite, a quello di un sistema formativo che lascia, man mano che avanza dall’infanzia alle età superiori, sempre più soggetti lasciati per strada per giungere alla liberalizzazione della cannabis e altre droghe cosiddette leggere. A me pare che stiamo facendo nostra la stessa strategia degli imperatori romani di fronte alla crescente povertà del popolo.
La loro risposta era "panem et circenses", così da garantire alla gente ciò che accontentava il fisico e il divertimento. Questo è il dramma della nostra società avanzata tecnologicamente come non mai e, come non mai nel passato, così priva di valori e ideali positivi e di speranza per i suoi figli. Le forze sociali si preoccupano giustamente di chi ha perso il lavoro e non lo trova, ma i giovani non possono contare su alcun appoggio se non quello dei loro genitori e nonni. Certo è un problema nazionale e solo una politica conseguente può affrontarlo con determinazione, ma credo che il nostro territorio possa e debba fare di più e meglio in questo campo. Non sono dunque pessimista e credo fermamente nella possibilità di invertire la tendenza negativa attivando quel patto intergenerazionale condiviso e concreto di cui ci ha parlato Papa Francesco nel suo discorso al mondo del lavoro lo scorso anno".
Giovani
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