La solidarietà degli imam nella preghiera alla Consolata
Anche nella diocesi di Torino è stato accolto l’appello che i musulmani di Francia hanno lanciato ai loro fedeli: unirsi domenica 31 luglio ai cattolici nelle loro chiese come gesto di solidarietà dopo l’uccisione di padre Jacques Hamel a Saint-Étienne-du-Rouvray nella sua chiesa. Intenso momento di dialogo interreligioso al santuario torinese della Consolata
"E' una gioia avervi qui con noi perchè in questo momento più che mai sentiamo la necessità e la vera importanza che tutti coloro che professano una fede in Dio possano esprimere sentimenti e gesti di pace".
Così don Gian Luca Carrega, direttore della Pastorale della Cultura diocesana - si è rivolto a un gruppo di rappresentanti delle moschee torinesi che intervenendo alla celebrazione delle 10 al Santuario della Consolata, hanno accolto l’appello che i musulmani di Francia hanno lanciato ai loro fedeli di unirsi domenica 31 luglio ai cattolici nelle loro chiese come gesto di solidarietà dopo l’uccisione di padre Jacques Hamel a Saint-Étienne-du-Rouvray.
"Un segno concreto - ha commentato al ritorno dalla Gmg di Cracovia, mons. Nosiglia - per dire no alla violenza. Un segno importante perchè il dialogo si crea non solo nei convegni e perchè si deve sempre trasmettere il messaggio che la violenza in nome di Dio è una bestemmia".
Un segno ribadito anche dai tanti abbracci che hanno caratterizzato l'incontro alla Consolata in un clima di fraternità e dialogo che ha caratterizzato la preghiera.
"Siamo qui oggi - ha dichiarato Brahim Baya, portavoce dell'Associazione Islamica delle Alpi - per riaffermare con più forza la vicinanza e l'affetto che lega la comunità credente musulmana alla comunità credente cristiana e per ripudiare ogni violenza nel nome di Dio". e ancora: " il Corano e gli insegnamenti del Profeta, in più passaggi sottolineano la vicinanza e l’affetto che lega la comunità credente musulmana alla comunità credente cristiana, nel Corano è detto: “E troverai che i più prossimi in amore ai credenti sono coloro che dicono: “Siamo cristiani”, perché tra loro ci sono preti e monaci che non hanno alcuna superbia.” e il Profeta Muhammad, pace su di lui e su tutti i profeti, ha insegnato a tutti i musulmani che “Colui che fa del male ad un Ebreo o ad un Cristiano, troverà in me il suo avversario nel Giorno del Giudizio”. Questi insegnamenti insieme a molti altri dimostrano la vicinanza tra le nostre due comunità di fede, siamo qui oggi per riaffermare con più forza questa vicinanza e per ripudiare ogni violenza in nome di Dio, che è per noi una violenza contro Dio, una bestemmia contro Dio il Misericordioso il Compassionevole. Siamo qui anche per tagliare la strada a chiunque cerchi di spingerci verso lo scontro e la guerra totale. A chi cerca di seminare discordia, odio e morte tra gli uomini rispondiamo con gli insegnamenti più autentici delle nostre fedi che sono l’amore, la misericordia e il perdono.
Negli stessi momenti un'altra delegazione musulmana era in visita alla parrocchia dei Santi Pietro e Paolo a San Salvario.
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