La Riforma 500 anni dopo: i cristiani dalla divisione alla condivisione
Inaugurato l'Anno Accademico 2016-2017 della Facoltà Teologica dell'Italia settentrionale sezione di Torino, Issr e l'Università Pontifica Salesiana di Via Caboto a Torino. La messa celebrata dall'Arcivescovo Mons. Cesare Nosiglia e la prolusione del pastore prof. Paolo Ricca
E' iniziato l'anno di studi della sezione parallela della Facoltà teologica. Nella chiesa di San Lorenzo mons. Nosiglia ha presieduto l'Eucaristia con la partecipazione di docenti e studenti delle varie strutture e gradi di studio teologico. Il tema dell'apertura di questo anno accademico era "500 anni dopo che cosa celebrare e che cosa non celebrare della Riforma protestante".
Nell'aula magna il professor Paolo Ricca alla presenza dell'Arcivescovo Nosiglia, del Vicario mons. Danna e di tutto il corpo docente e gli studenti di teologica, è stato introdotto dal Rettore dell'Università Pontificia Salesiana, don Andrea Bozzolo, che affiancava al tavolo della presidenza il relatore e il preside della Facoltà Teologica don Roberto Repole.
Nella sua relazione Paolo Ricca ha spiegato come e perché celebrare, o meglio ricordare la Riforma. Molto più complessa e profonda dal comune pensiero all'interno del mondo cristiano. In vista del cinquecentesimo anniversario della Riforma protestante che, come ha spiegato il prof. Ricca, non fu pianificata o organizzato dal monaco agostiniano ma immerso in un contesto generale quello del XVI secolo molto articolato e immerso in un sistema di cristianità.
Allora per celebrare la Riforma per Ricca è necessario, come è stato indicato anche da papa Francesco e dal Cardinale Koch, in un ottima di ricordo e non di solenne celebrazione, da entrambe le parti. Non è un caso che in Germania, una Commissione cattolico-luterana ha redatto, in vista del 2017, un documento congiunto per consentire a cattolici e luterani di condividere le iniziative significativamente intitolato: " Dal conflitto alla comunione".
Nella lunga dissertazione Paolo Ricca ha ricordato le differenze tra Riforma e riformatori, le implicazioni storiche culturali e perchè si possa e debba celebrare la Riforma, ma solo per alcune perle e invece rileggerlo criticamente su altri aspetti di natura sociale e politica del tempo.
Se la Riforma non è da celebrare per la strage degli anabattisti e dei contadini perpetrata anche con l'assenso di Lutero e neppure per il gravissimo discorso sugli Ebrei e le loro menzogne e, infine, le reciproche scomuniche di Lutero e Zwingli sul tema della presenza di Cristo nell'Eucaristia, si deve, al contrario, celebrare la Riforma per il Solus Christi, la coscienza prigioniera della Parola Di Dio, la grazia incondizionata, immeritata e gratuita nei confronti dell'uomo e la libertà dei cristiani. Infine dopo aver evidenziato l'importanza della civiltà protestante che al pari del quella cattolica ha contribuito a guidare il cristianesimo nel mondo, in particolare occidentale, l'auspicio per il docente valdese è la necessità oggi, a 500 anni di giungere nel cammino ecumenico, ad un tempo della condivisione dopo quello della divisione.
La pluralità verso l'unità per un cristianesimo in divenire che guida i credenti verso il Regno, alla luce del Risorto.
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