Ecco l'oratorio di Porta Palazzo
È partito il "nostro" viaggio negli oratori della diocesi: a San Gioacchino, nel quartiere multietnico torinese, il cortile dove i popoli crescono insieme
È sabato mattina e piazza della Repubblica tra i banchi del mercato di Porta Palazzo è affollatissima, luogo di incontro di varia umanità che si trova a lavorare e vivere insieme: africani, cinesi, dell’America Latina, del sud-est asiatico, italiani. Cristiani, musulmani. Donne, uomini, bambini. Ci sono tutti. Le cronache raccontano spesso disagio, sofferenza, illegalità. Da qui si apre anche la fraternità che proprio il sabato mattina si manifesta in un cortile, quello dell’oratorio della parrocchia San Gioacchino.
Siamo in via Salle 13, dietro corso Giulio Cesare, dove l’oratorio San Gioacchino è da anni il cortile che, senza fare notizia, fa crescere insieme bambini, ragazzi, giovani, accompagna le famiglie che arrivano nel quartiere torinese dai diversi angoli del pianeta con alle spalle storie fra le più drammatiche.
«Nonostante i muri che abbiamo creato fra le persone e i popoli – afferma il parroco padre Benjamin Okon – qui si tocca con mano che quando c’è amore, amicizia, carità quella altruistica e non egoistica, che cerca il bene dell’altro, si può vivere come un unico popolo».
L’oratorio di Porta Palazzo è luogo di incontro delle diverse realtà che operano nel quartiere come il Sermig, l’Asai, l’associazione italo-cinese «Zhi Song», che in sinergia portano avanti le diverse attività. Un oratorio «inedito» che non si caratterizza come diocesano, salesiano, di una congregazione, affiliato ad un’associazione specifica, ma è specchio del quartiere in cui opera, dove sono proprio le risorse del territorio che gli danno anima insieme alla comunità parrocchiale.
Il sabato mattina l’oratorio, in collaborazione col Sermig, apre le porte al doposcuola per bambini delle elementari, ragazzi delle medie e superiori, che vengono seguiti da insegnanti volontari, giovani universitari, che dialogano con le famiglie creando opportunità di scambio e condivisione.
«Il sabato qui c’è tutto il mondo! – dice sorridendo padre Okon». La domenica dopo la Messa delle 10.30 il cortile si apre fino alle 13 grazie ai parrocchiani che accolgono le famiglie del quartiere con i propri figli, i ragazzi, i giovani.
Il mercoledì pomeriggio è il giorno del catechismo per tutti i gruppi vissuto attraverso il metodo dell’oratorio con momenti di gioco, condivisione, riflessione.
A giugno e luglio c’è poi l’Estate ragazzi, gestita in rete dalla parrocchia con le associazioni del territorio. Conta 250 iscritti e numerosi animatori che seguono un percorso di formazione e crescita durante l’anno in oratorio.
«È bello – dice il parroco – che i ragazzi che hanno frequentato l’oratorio, di qualsiasi origine e religione, decidano di prestare servizio come animatori. Ogni anno il gruppo cresce sempre più».
«Ogni giorno, durante qualsiasi attività – racconta padre Okon – facciamo un momento di preghiera. Chi non vuole partecipare può discostarsi liberamente, ma di solito partecipano tutti ed poi è occasione per proseguire un dialogo personale con i ragazzi su loro rapporto con Dio e la religione».
Sono poi attive tutti i giorni proposte di formazione, orientamento al lavoro, impegno e volontariato per i giovani del quartiere.
Padre Okon, nigeriano, è superiore provinciale per l’Italia della congregazione dei Missionari di San Paolo ed è, dal 2013, parroco «missionario» a Porta Palazzo.
«Puntiamo – dice il parroco – a costruire una comunità che si deve sentire responsabile dei disagi del proprio quartiere che certamente vediamo e respiriamo vivendo qui». «In questi tre anni – osserva – i fedeli hanno risposto positivamente a questo appello, la comunità è viva e ogni gruppo pastorale porta avanti il progetto missionario nel proprio territorio». Per informazioni sulle attività dell’oratorio: tel. 011.4362846.
Giovani
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